Piccola posta

Dalla Rassegna stampa

La situazione delle carceri italiane è sempre abominevole, dunque sempre più abominevole. Ci sono moltissime persone che si battono strenuamente contro questo abominio. Cominciano quattro giornate di sciopero della fame e battitura dei ferri fuori e dentro le prigioni, indette dai Radicali, alcuni dei quali stanno già digiunando in nome della necessità di un’amnistia e della rivendicazione dell’effettivo esercizio del diritto di voto per i detenuti: Marco Pannella, Rita Bernardini, Irene Testa, Valter Vecellio, Maurizio Turco, e tanti altri. Con le stesse richieste o con richieste analoghe partecipano a questa ennesima mobilitazione sacerdoti e cappellani carcerari, direttori, sindacalisti della polizia penitenziaria e agenti, sanitari, educatori, volontari. In questo campo, delle persone impegnate quotidianamente nelle prigioni, si va ampiamente compiendo una mutazione culturale: un gran numero di persone “dell’altra parte”, di quelle che un tempo erano considerate e si consideravano come gli antagonisti diretti dei carcerati, i carcerieri e i loro collaboratori, ha tratto dalla propria disperante esperienza la convinzione dello scandalo del carcere per tutti coloro che ne sono coinvolti, e per l’intera società. Lotte tanto risolute quanto ignorate si conducono in molti luoghi, come a Firenze e in Toscana, dove uno sciopero della fame a staffetta impegna tante persone, a cominciare dai garanti Franco Corleone e Sandro Margara: qui si chiede soprattutto di togliere dalla galera i tossicodipendenti, per la cui accoglienza c’è oltretutto una disponibilità della regione. Documentari e film mostrano efficacemente la condizione delle galere, un vero genere letterario e televisivo e cinematografico. Così ora “Milleunanotte”, il film girato alla Dozza di Bologna da Marco Santarelli, Roberto Ruini e Gloria Giorgianni, tirando il filo delle “domandine”. O “Inside carceri”, documentario per la rete realizzato in 25 carceri dall’Osservatorio di Antigone, e diffuso assieme all’agghiacciante Rapporto annuale dell’associazione. Mobilitazioni finalmente ingenti e continue pongono il problema dell’ergastolo. (C’è un libro importante di Stampa Alternativa, “Urla a bassa voce. Dal buio del 41bis e del fine pena mai”, curato da Francesca de Carolis). Uomini e donne pubblici pronunciano discorsi indignati e “coraggiosi” – di un coraggio che non costa niente, benché renda poco – sulla vergogna delle carceri. Fra tutto ciò, e l’attività del governo e delle altre autorità competenti, c’è una distanza più invalicabile del Muro di Berlino. La situazione è, sulla larghissima scala, identica a quella in cui a un incrocio di strada battuto dai cecchini cadano ogni giorno per anni e anni delle vittime, riprese fedelmente dalle telecamere e ritrasmesse al mondo, senza che a nessuno venga in mente di soccorrere le vittime o di costruire un riparo o di sloggiare i cecchini. A un anno dal varo del governo, il sito di Ristretti Orizzonti ha redatto, a cura di Francesco Morelli, il bilancio dettagliato dell’azione della benintenzionata titolare del ministero della Giustizia, Paola Severino (“La mia priorità sarà il carcere”). E’ impressionante. Qualche esempio. Ministro: “Abbiamo 6 mila posti occupati in meno, quasi il 10 per cento in sei mesi” (29 maggio 2012). Al 31 ottobre 2011 i detenuti erano 67.428, al 31 ottobre 2012 sono 66.811 (sono quindi diminuiti di 617 unità, pari all’1 per cento circa). Ministro: “Sono già quattromila i posti in più nelle carceri e altri novemila saranno pronti entro il 2013” (13 novembre 2012). Al 31 ottobre 2011 i posti disponibili nelle carceri erano 45.572, al 31 ottobre 2012 sono 46.795 (sono quindi aumentati di 1.223 unità). Ministro: “Spending review: le carceri sono fuori dai tagli” (4 luglio 2012). Il Piano carceri varato il 24 giugno 2010 prevedeva risorse pari a 675 milioni di euro, ma viene ridimensionato all’inizio del 2012, quando il Cipe delibera uno stanziamento complessivo di 122 milioni. Ulteriori tagli per il 2013: Palazzo Chigi investe soltanto 45 milioni. Ministro: “Chiusura Opg: data prevista nel decreto è ragionevole” (2 febbraio 2012). E’ lo stesso ministro che l’11 ottobre 2012 dichiara: “Il termine per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), stabilito per il 31 marzo 2013, potrebbe effettivamente scivolare”. Ministro: “Nelle carceri ci sono 51 madri con 54 bimbi, serve una soluzione” (29 marzo 2012). Oggi nelle carceri italiane ci sono 57 detenute-madri, con 60 bambini al seguito, oltre a 13 donne incinte. Ministro: “I detenuti stranieri scontino la pena in patria” (2 maggio 2012). Al 31 ottobre 2011 i detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane erano 23.789, al 31 ottobre 2012 sono 24.458: aumentati di 669 unità. E così via. Così. Via.

 

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