Più sgravi contributivi per le imprese che assumono

Dalla Rassegna stampa

I dati sulla riduzione delle dichiarazioni dei redditi dei giovani italiani chiariscono senza margine di incertezza che il nostro mercato del lavoro è asfittico dalla mancanza di ricambio generazionale. Dal 2008 al 2010 la perdita di contribuenti italiani si è concentrata prevalentemente sulla platea dei giovani fra i 15 ed i 24 anni, mentre per i lavoratori meno giovani che hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato la crisi ha inciso soprattutto in termini di riduzione del reddito, a causa del massiccio ricorso alla cassa integrazione guadagni. Questo dato segnala una patologica inversione dei flussi del mercato del lavoro, che dovrebbe invece far registrare l'uscita delle quote più anziane della popolazione, in favore delle nuove generazioni. La causa di questa inversione di scenario è duplice. Da un lato, la crisi iniziata alla fine del 2008 ha prodotto una perdita secca dei posti a tempo determinato e non standard diffusi, per lo più, proprio fra i giovani. Ma l'aspetto più preoccupante è che la sparizione totale di oltre 200mila giovani contribuenti in questi pochi anni potrebbe nasconde, in parte, una loro progressiva migrazione sotterranea dal lavoro regolare al sommerso. Soprattutto per i giovani, infatti, l'alternativa alla disoccupazione è il lavoro invisibile, che li fa diventare invisibili anche al Fisco. Occorre prendere coscienza del fatto che non è più sostenibile il costo sociale ed economico di un mercato del lavoro in cui la fascia più giovane e potenzialmente produttiva della popolazione o non lavora o lavora nell'ombra. È questo lo snodo cruciale che le iniziative per la crescita sin qui messe in campo dal Governo non hanno ancora del tutto affrontato. Certo, il rilancio dell'apprendistato è un primo passo importante per favorire le assunzioni dei giovani e per accrescerne la professionalità e, quindi, l'occupabilità. Ma si tratta di uno strumento ancora troppo gravato dalle incertezze sui contenuti formativi e da oneri burocratici che ne limitano l'impiego su larga scala. Diventa quindi urgente porre stimolare da subito l'occupazione giovanile. E l'unica misura in grado di produrre un effetto immediato è la riduzione del carico contributivo. In Parlamento si esamina la riforma del mercato del lavoro. L'aggiunta al testo di una norma che introduca per il prossimo biennio una aliquota contributiva fissa del 10% per tutte le assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino ai 29 anni consentirebbe di recuperare buona parte di quei 200mila desaparecidos dalle liste dei contribuenti. Le risorse per finanziare la riduzione contributiva ammonterebbero a una piccola frazione di quanto il Governo si attende di risparmiare con la spending review. Senza contare che quelle risorse potrebbero essere recuperate, entro lo stesso biennio, sotto forma di maggior gettito fiscale e contributivo conseguente all'emersione del lavoro nero.

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