Pestaggio razzista la vittima tenta il suicidio in cella salvato dagli agenti

«La situazione è sempre più difficile». Ieri gli agenti della polizia penitenziaria hanno sventato il tentativo di suicidio del detenuto maghrebino che, l'altro ieri, al quarto piano della sesta sezione, era stato vittima dell'aggressione a probabile sfondo razziale, da parte di altri otto detenuti italiani. L'uomo è stato salvato in extremis dalla polizia penitenziaria mentre stava tentando di impiccarsi nella cella dove era stato trasferito, per sottrarlo ad altri rischi. E, sempre ieri, a conferma della situazione di estremo disagio creata sia dal sovraffollamento(790 detenuti su 435 posti disponibili, 150 agenti mancanti negli organici del solo carceredi Marassi) un altro detenuto di origine maghrebina ha inscenato una protesta appiccando il fuoco alle suppellettili della sua cella.
Il tutto mentre a Marassi e Pontecimo, come nelle altre carceri liguri, continua lo sciopero della fame lanciato dai Radicali, come forma di sensibilizzazione per l'amnistia e un intervento radicale sull'emergenza carceri. A Marassi e Pontedecimo dallo scorso 30 giugno, con modalità diverse, sono un'ottantina (76 alle Case Rosse, cinque a Pontedecimo) i reclusi che hanno aderito alla protesta.
«Una situazione che è sempre difficile - conferma Fabio Pagani, segretario della Uilpa - Perché non si intravedono soluzioni concrete a fronte di un quadro generale preoccupante». Il salvataggio di ieri «è solo uno dei tanti e sono autentici miracoli perché noi lavoriamo con un organico sottodimensionato di almeno 150 unità, con magari due piani da controllare con un solo collega nei turni serali. Servirebbe, serve un piano generale serio e vero sugli organici del personale e privo di sole buone intenzioni sulla vita in carcere. Gli operatori sociali sono pochi, i detenuti sono costretti perlopiù all'ozio, le tensione sale, i problemi di convivenza sono sempre più difficili».
Anche per la situazione ambientale che costringe i detenuti in celle di 20 metri quadri con brande a tre piani. E gli agenti a operare spesso in condizioni altrettanto difficili. «L'estate è sempre stata una stagione difficile - aggiunge Pagani - ma ormai tutto l'anno è una stagione difficile e di tensioni».
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