Parma, nuovo carcere inutilizzato

Dalla Rassegna stampa

Marco Pannella fa lo sciopero della fame, Giorgio Napolitano sottolinea che bisogna intervenire, dal ministero della Giustizia assicurano che si sta completando un'indagine per poi agire, bypassando il blocco dei finanziamenti deciso dal ministro Giulio Tremonti: i1 sovraffollamento delle carceri è (anche) un problema di civiltà, chi è privato della libertà non dev'essere costretto alla degradazione, ciò che avviene quando celle per due persone ne ospitano sei e si dorme a rotazione, le docce non funzionano, l'igiene latita.

Carceri invivibili e proteste in tutt'Italia. Ma a Parma cosa succede? Dopo anni di attesa qualche tempo fa sono arrivati i soldi del ministero per ristrutturare un'ala del carcere, 5 sezioni per 200 detenuti.

Adesso l'area è pronta, imbiancata e moderna. Ma chiusa. I detenuti, quella porta, non la possono varcare. E rimangono stipati nelle vecchie celle, con le brande accatastate.

Motivo di quest'opera meritoriamente portata a termine in tempi brevi ma non utilizzata? Mancano gli agenti penitenziari. Dovrebbero essere oltre 400 (in pianta organica), ce ne sono meno di 300, dei quali 90 distaccati a prestare servizio in altri istituti. Di fronte a questa situazione si è pensato bene di non aprire la nuova ala. Ministro Francesco Nitto Palma, se ci sei batti un colpo.

«Parma? Non è un caso isolato», assicura Giovanni Battista Durante, segretario aggiunto nazionale Sappe, il sindacato delle guardie carcerarle. «Si parla da tre anni di piano carceri e sono stati stanziati più di 700 milioni di euro, ma non si capisce che costruire nuove carceri è assolutamente inutile se non si assume nuovo personale. In Italia vi sono 6 mila posti detentivi inutilizzati perché non ci sono agenti».

Manca il personale e i processi incominciano a essere rinviati per l'impossibilità di portare i detenuti in tribunale. Poi in molte carceri i detenuti vengono ammassati in poco spazio in modo da garantire una certa sorveglianza anche con poco personale ma con rischi sia per i detenuti che per le guardie di contrarre malattie contagiose a causa della promiscuità.

La casa di pena parmense dovrebbe ospitare 350 detenuti, ve ne sono 500, stipati in celle di 11 mq compreso il bagno. La struttura è a due blocchi materialmente distinti. Peccato che uno sia chiuso.

«Meno personale, meno risorse, meno educatori e più detenuti», dice Albertina Soliani, senatrice Pd, che ha visitato recentemente il carcere di Parma, «la situazione si sta ulteriormente aggravando». Dalle galere parmensi sono passati Luciano Liggio, Licio Gelli, Luciano Lutring, Leoluca Bagarella, Nitto Santapaola, Giovanni Brusca. Da qui va e viene Calisto Tanzi, ex-patron Parmalat, e qui è detenuto Bernando Provenzano, nella sezione del 41bis.

«Per portare in tribunale o comunque spostare un detenuto 41bis», dicono le guardie carcerarie di Parma, «la normativa prescrive 5 agenti.

Altre decine debbono espletare la gran mole di lavoro burocratico. Si tratta di risorse sottratte al quotidiano lavoro di sorveglianza».

Secondo il Sappe in Emilia Romagna mancano 650 agenti. E anche a Modena e Forlì ci sono parti dei penitenziari chiusi a causa della carenza di personale.

Strutture vuote da un lato, sovraffollamento dall'altro.

La ricetta del sindacato è più agenti e un maggiore ricorso alle pene alternative. «In Italia», dice Durante, «sono reclusi 17 mila tossicodipendenti che potrebbero utilmente trovare posto in comunità o comunque essere inseriti in programmi di rieducazione al di fuori dal carcere».

Mentre la patata bollente delle sezioni chiuse a Parma rimbalza sui tavoli degli organi penitenziari e del ministero, l'esasperazione per il sovraffollamento (in poco tempo all'interno del carcere si sono suicidati quattro detenuti e un agente penitenziario) ha provocato l'aggressione a cinque agenti da parte di un detenuto magrebino, per poco non è scoppiata una sommossa e gli agenti sono dovuti ricorrere all'infermeria.

© 2011 Italia Oggi. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani:   Le parole del Presidente Mattarella testimoniano l'urgenza di rivedere il sistema dell'esecuzione penale minorile, che in Italia difetta di regole apposite diversamente da quanto accade in altri paesi europei, e in linea con...
Dichiarazione di Riccardo Magi e Michele Capano, segretario e tesoriere di Radicali Italiani, e di Barbara Bonvicini,tesoriera dell'Associazione Enzo Tortora Radicali Milano   Come Radicali Italiani vogliamo esprimere pieno sostegno alla battaglia nonviolenta del compagno Lucio Bertè,...
La tanto amata (a parole!) Costituzione italiana afferma che la pena ha come obiettivo rieducare il condannato. Nonostante lo spirito illuminato della Costituzione, le prassi che regolano le carceri in Italia e alcune leggi, hanno come obiettivo evidente punire e colpire soprattutto chi non ha...