Pannella a Palma: «Amnistia e riforme, si muova il Parlamento»

Dalla Rassegna stampa

Il predecessore, a posteriori, lo boccia senza mezzi termini: «Su alcune cose all'inizio sembrava d'accordo con noi e si è rivelato una catastrofe». E però, uscendo dal primo (inatteso) incontro con il neo-ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma (fino all'altro giorno in partenza per la Polinesia), Marco Pannella cerca spiragli per il futuro. «È stato un incontro molto lungo e la durata non è un fatto puramente formale», spiega, dopo essere stato ricevuto per oltre due ore nelle stanze di via Arenula. Davanti, c'è la giornata di sciopero della fame e della sete, domenica prossima, lanciata proprio da lui e dai radicali per fare pressing sul parlamento. Una seduta straordinaria per decidere al più presto misure contro il sovraffollamento delle carceri. Questo l'obiettivo.

La parola chiave è «amnistia». E Pannella l'ha scandita chiaramente al ministro. «Non vogliono capirlo, ma quella è la misura strutturale per far tornare il sistema carcerario e quello giudiziario nella legalità e procedere poi alle riforme necessarie», insiste Pannella.

Difficile, però, che, come dice Pannella, "lo" capiscano ora. All'orizzonte, lo ha fatto capire anche il ministro, è più probabile che ci sia un nuovo provvedimento «svuota-carceri». Magari stavolta con le maglie un po' meno strette. Visto che finora, grazie a quel provvedimento, sono usciti solo 2.900 detenuti su 66.942, stipati in carceri costruite per 45.681 posti.

Come al tempi del divorzio
«Forza Italia, contrariamente a Lega e An, ai tempi del governo Prodi, fu determinante per permettere l'indulto», ricorda Pannella: «Certo, allora non erano al governo e non con la Lega e Tremonti». Comunque, in Nitto Palma spera di avere, su questo tema, un interlocutore migliore del predecessore. «Ci ha fatto leggere cosa diceva dieci anni fa, le sue sono posizioni garantiste-liberali, che sia stato amico di Previti, dal nostro punto di vista, chissenefrega», chiosa, sbrigativamente il leader radicale. Infastidito, però, dal vizio di chi sulle carceri vuole sempre ragionare con il bilancino dei piccoli passi. «Era così anche ai tempi del divorzio: i più prudenti suggerivano di accontentarsi del divorzio per i matrimoni civili, che allora erano l'1,8%, noi invece abbiamo fatto in modo che sul divorzio fossero costretti tutti, famiglia per famiglia, a prendere posizione». E così - spiega - deve accadere ora sulla condizione carceraria. Su carceri e amnistia - dice - «dobbiamo far partire un grande dibattito nel paese». Il primo ad aver detto parole inequivocabili - rivendica - è stato proprio il presidente della Repubblica, ospite del convegno radicale sulle carceri italiane lo scorso 28 luglio. «Napolitano era con noi nella marcia di Natale che organizziamo sei anni fa per invocare l'amnistia e ora da presidente della Repubblica si sta facendo garante degli ultimi». Peccato - aggiunge - che partiti e politici preferiscano non ascoltarlo. Anche se - ringrazia - quanti dalle fila Pd appoggiano apertamente l'iniziativa del prossimo 14 agosto. I responsabili Giustizia e Carceri, Andrea Orlando e Sandro Favi. E il senatore Di Giovan Paolo, presidente del Forum della Sanità Penitenziaria. Le adesioni al digiuno radicale intanto crescono. Ieri hanno aderito anche diversi direttori di case circondariali. E il cappellano di Regina Coeli, che a Ferragosto, riceverà la visita del ministro Nitto Palma, che, cancellate le vacanze lunghe, ha deciso di ripartire da qui.

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