Padova: medico a processo, scambiò sintomi infarto per mal di stomaco e il detenuto morì

Dalla Rassegna stampa

Un detenuto che aveva accusato un malore in cella è morto dopo poche ore. A processo per omicidio colposo è finito il dottore che l’aveva visitato poco prima. Annibale Cirulli, medico di guardia alla Casa circondariale di via Due Palazzi andrà di fronte al giudice il prossimo 7 novembre e sarà giudicato con rito abbreviato. I fatti oggetto del processo accadono il 13 marzo del 2011. Adel Mzoughi, tunisino di 36 anni, detenuto in attesa di giudizio, accusa un malore alle 9.30. Chiede l’intervento medico per un presunto dolore epigastrico retrosternale. Pare non fosse un detenuto che chiedeva spesso l’intervento dei sanitari.
Il medico, il dottor Cirulli, lo visita, secondo la pubblica accusa non in modo molto accurato. Gli prescrive, immediatamente, un gastroprotettore non disponendo ulteriori esami o accertamenti. Il pubblico ministero Orietta Canova contesta al medico di non aver ordinato al paziente ulteriori accertamenti che avrebbero portato ad evidenziare una sindrome coronarica acuta.
La successiva consulenza che lei ha disposto, ha accertato che il tunisino aveva un infarto in atto e quindi bisognava intervenire con celerità. Non c’era un minuto da perdere. Ma così non avvenne, almeno secondo la tesi suffragata dalla pubblica accusa. Alle 10.45 lo straniero, nel frattempo rientrato in cella, accusa un secondo malore: il gastroprotettore non fa effetto.
Ma il medico non lo visita. Non chiama il 118, non ritiene utile una visita al pronto soccorso, pare gli consigli di assumere del Valium per calmarsi. Il detenuto muore nella sua cella alle 11.30, quindi due ore dopo il primo malore. Quando i soccorsi arrivano è troppo tardi, è inutile ogni tentativo rianimatorio. Ora bisognerà vedere come il medico si difenderà in aula, come verranno ricostruiti i fatti di quella tragica mattina del 13 marzo del 2011. Il detenuto non fingeva e aveva veramente un malore grave, probabilmente se fosse stato portato all’ospedale alle 9.30 i medici avrebbero potuto salvarlo. Ma è solo un’ipotesi.

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