Otto per Mille, i Radicali lo chiedono al Papa

Ogni anno lo Stato elargisce alla Chiesa cattolica oltre 6 miliardi dal gettito fiscale. Una cifra ben superiore a quella realmente espressa dalla volontà dei contribuenti. Un meccanismo che ha fatto storcere il naso anche alla Corte dei Conti
6.424.807.772 euro. È la cifra complessiva dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui ogni anno gode la Chiesa Cattolica. Soldi che lo Stato trasferisce nelle casse della Conferenza Episcopale italiana, la Cei, in misura ben maggiore alla volontà espressa dai cittadini nelle loro dichiarazione dei redditi. Una stortura che per radicali e Uaar (unione atei e agnostici razionalisti) è retaggio di quei privilegi clericali che da sempre caratterizzano i rapporti tra Stato e Chiesa. In pratica, si critica il meccanismo per cui tutti i fondi vengono assegnati, in maniera proporzionale alle scelte espresse, ma distribuendo anche i contributi di coloro che non hanno espresso preferenze, magari per volontà consapevole o perché credono che così facendo la quota resti nella disponibilità dell’Erario. Con tale meccanismo, la Cei incamera ogni anno più di un miliardo di euro mentre, in base alle opzioni, avrebbe diritto solamente a un terzo di tale somma, poco più di 300 milioni di euro. Un’iniquità denunciata alla vigilia della visita a Torino di papa Francesco con in flash mob in piazza Savoia, ai piedi dell’obelisco che ricorda l’emanazione delle “leggi Siccardi”, con cui nel 1850 lo Stato sabaudo abolì tre grandi privilegi del clero: il foro ecclesiastico, un tribunale separato che sottraeva alla giustizia laica gli uomini di Chiesa; il diritto di asilo, ovvero l’impunità giuridica di coloro che trovavano rifugio nelle chiese; e la manomorta, l’inalienabilità dei possedimenti ecclesiastici. Tema di stringente attualità, come dimostra il caso che coinvolge il card. Giuseppe Versaldi, ex vescovo di Alessandria, e la reticenza dello stesso arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia a rendere conto della cifra delle elemosine raccolte durante l'Ostensione della Sindone che verranno consegnate al Papa.
«Non vogliamo riproporre un anticlericalismo ottocentesco da “mangiapreti” – hanno spiegato Igor Boni, Marco Del Ciello e Silvja Manzi, coordinatori Associazione Aglietta -. Intendiamo invece segnalare che i privilegi clericali non sono finiti con le leggi Siccardi ma si ripropongono nell’Italia del 2000 sotto altre vesti, meno evidenti, più subdole. La ripartizione dell’8 per mille, contro la quale abbiamo raccolto le firme sia su una petizione popolare presentata in Parlamento sia sul referendum radicale(purtroppo abortito), è uno di questi». Da qui l’appello al Pontefiche, a cui si riconosce di aver intrapreso un’azione di riforma delle finanze vaticane (vedi Ior), di farsi «carico, per quanto gli compete, di riformare secondo giustizia il meccanismo dell’8 per mille, richiedendo per la Chiesa Cattolica solo il gettito delle scelte espresse». Come peraltro raccomandato dalla Corte dei Conti. Una sollecitazione significativa proveniente da Torino, città dalle radici laiche e liberali, anche se il suo Consiglio Comunale ha recentemente sfiorato il ridicolo proponendo il conferimento della cittadinanza onoraria al Papa: «Molti consiglieri comunali hanno dimenticato che sui banchi dove siedono oggi sedevano un tempo Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Siccardi», fedeli al principio “Libera Chiesa in libero Stato”.
(foto: Daniele Degiorgis)
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