«Ora versate l’Ici»

Dalla Rassegna stampa

PROVOCAZIONE. Il radicale Staderini alla Chiesa: «Rinunci all’8 per mille e torni a versare la tassa sugli immobili che porterebbe 2,5 miliardi in più all’anno». Avvenire con un editoriale replica: «Bufale colossali».
«Viviamo tempi di crisi, pure la Chiesa deve contribuire. Proponiamo di tagliare i privilegi del Vaticano. Eliminando l’8 per mille e alcune immotivate esenzioni fiscali (come quella sull’Ici), il bilancio dello Stato potrebbe contare su 2,5 miliardi in più l’anno»: La provocazione - sotto forma di "contromanovra" utile a reperire soldi per lo Stato italiano ma ai danni della Chiesa cattolica - l’ha lanciata, ovvio, un radicale. Per la precisione, il segretario dei Radicali italiani, Marco Staderini.
Ne è scaturito prima un botta e risposta con il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, cattolico e ciellino a tutto tondo: «Tagliare l’Ici alla Chiesa vuol dire colpire chi ha bisogno» e cioè chi dalla Chiesa viene aiutato con le opere caritatevoli, poi un durissimo editoriale di Avvenire. Ieri, infatti, il quotidiano dei vescovi italiani scriveva che «contro la Chiesa vengono dette bufale colossali» e che «altro che trucchi. Basterebbe informarsi, prima di gettare ombra o perfino fango. I quattro miliardi annidi esenzioni fiscali - scrive Avvenire - sono una colossale bufala e lo schizzo di un cattivo laicismo che intende eliminare ogni presenza sociale e pubblica della Chiesa che con le sue opere sociali contribuisce già adesso ad ammortizzare gli effetti nefasti della crisi». Sempre ieri la polemica è stata rinfocolata da altre prese di posizione, come quella del segretario del Prc Ferrero (peraltro, professione di fede valdese), che ha chiesto anche lui di «togliere privilegi al Vaticano», e del segretario dei Socialisti italiani, Riccardo Nencini, che sommando esenzioni dell’Ici, 8 x mille e stipendi agli insegnanti di religione parla di 8 - 10 mld di euro, «tesoretto imponente cui attingere».
Per capire meglio il problema, però, bisogna distinguere due aspetti molto diversi tra di loro.
Infatti, da un lato c’è l’8 x mille, istituito nel 1984 con la revisione del Concordato datato 1929 (i Patti Lateranensi): si stabilì allora che il clero cattolico venisse finanziato da una frazione del gettito totale Irpef (meccanismo dell’8 x mille). Dai 200 milioni iniziali la Chiesa italiana è arrivata ad incassare così, ogni anno circa un miliardo di euro. «Andrebbe abolito o almeno dimezzato», tuona Staderini, che parla di «meccanismo truffaldino» (escogitato, peraltro, da Giulio Tremonti, allora fiscalista del ministro Formica). In effetti, le quote Irpef"non espresse" dai cittadini italiani e che dovrebbero restare allo Stato vengono invece poi nuovamente suddivise in base ai "voti" espressi e dato che le preferenze per la Cei arrivano all’87%, la quota di Irpef incassata lievita ulteriormente.
Dall’altro lato c’è, invece, la vera pietra dello scandalo, per i radicali e non solo, visto che diversi opinionisti di grido, da Massimo Gramellini a Beppe Severgnini, se ne sono detti scandalizzati. La nuova legge sull’Ici varata dal governo Berlusconi ter nel 2005 comprendeva una norma che assicurava alla Chiesa cattolica l’esenzione totale dal pagamento dell’Ici per gli immobili destinati al culto e ad usi "meritevoli"come le attività assistenziali, didattiche o ricreative, e l’abbattimento del 50% dell’Ires (imposta sui redditi societari) per gli enti ecclesiastici assistenziali e di beneficenza.
L’accusa, in buona sostanza, è di usare edifici religiosi a scopi commerciali, eludendo Ici e Ires. Nel 2010, la Commissione europea, che già altre volte aveva inutilmente chiesto delucidazioni ulteriori, ha riaperto un procedimento d’infrazione contro quello che ha definito un «probabile aiuto di Stato che distorce la concorrenza»: da allora, la Ue ha 18 mesi di tempo per pronunciarsi e decidere se condannare o no l’Italia. Il gettito complessivo per la Chiesa e, di conseguenza, il minor incasso per lo Stato di tali esenzioni è di 1,5 mld (500 milioni l’anno per l’Ici e 900 milioni l’anno per l’Ires). C’è da dire, poi, che sono circa 100 mila le proprietà immobiliari della Cei (il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano): 9 mila sono scuole, 26 mila strutture ecclesiastiche, 5 mila strutture sanitarie. Il turismo religioso ha un giro d’affari di circa 4,5 mld l’anno, sono 35 milioni i turisti a fini religiosi e sono oltre 200 mila i posti letti gestiti da enti religiosi con 55 milioni di presenze l’anno.
Staderini chiede «non di tassare le parrocchie, ma almeno le attività commerciali su cui la Chiesa fa profitti». Ribatte Formigoni: «L’esenzione dall’Ici è giusta e documentata, un diritto previsto dalla legge». A indiretto sostegno della Cei interviene il presidente di Assoedilizia, Achille Clerici: «Le esenzioni Ici per gli immobili ecclesiastici rispondo alla logica delle esenzioni per tutti gli immobili pubblici».

 

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