Ora fatti e nervi saldi

Dalla Rassegna stampa

15 maggio 2012, cronache dall'orlo del precipizio. L'Abi attacca la decisione dell'agenzia Moody's di tagliare il rating di 26 banche italiane. La definisce «un'aggressione» al Paese e si riserva di valutare tutte le «azioni da adottare in ogni sede», e quindi anche un'azione giudiziaria, «per tutelare i legittimi interessi dell'economia italiana».

Nelle stesse ore, nel quadro del D-day del mondo delle costruzioni per recuperare i crediti bloccati della Pubblica amministrazione (9 mesi di ritardo medio, con 7552 imprese fallite dall'inizio della crisi e 380mila posti di lavoro persi), l'Associazione dei costruttori edilizi (Ance) annuncia una serie di azioni legali contro lo Stato. Decreti ingiuntivi in prima linea: e se i giudici imporranno il pagamento, addio Patti di stabilità di Comuni e Province, che tra l'altro appoggiano l'iniziativa dei costruttori perché ci sono risorse ferme per miliardi mentre le imprese strangolate fanno cassa per lo Stato.

15 maggio 2012, cronache dall'orlo del precipizio. L'Istat comunica che nel primo trimestre 2012 il prodotto interno lordo italiano è diminuito dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti, il peggior inizio dell'anno dal 2009. E mentre banchieri e imprenditori chiedono giustizia (quella italiana è essa stessa, con i suoi avvilenti ritardi, un fattore primario di crisi e mancata crescita), la Grecia si avvia di nuovo a votare e, probabilmente, a uscire dall'euro e dall'Unione europea. Un avvitamento rapido che apre a scenari di rottura e di incognite senza precedenti.

Spagna e Italia tremano, la prospettiva del grande contagio è un tratto di storia possibile. La Borsa scende a capofitto. Lo spread tra BTp e Bund tedeschi risale a livelli di allarme rosso, il finanziamento degli Stati sovrani periferici si fa più difficile e costoso. È la "dittatura" che mina le democrazie, come ha già detto il presidente della Consob Giuseppe Vegas, in sintonia con l'Abi che vede nelle agenzie di rating un aggressore geo-strategico? Nervi saldi, viene da rispondere.

A sua volta, la politica (che assai più concretamente, nell'interesse del Paese, potrebbe esercitarsi nel taglio dei rimborsi elettorali dei partiti) alza i toni. Pier Ferdinando Casini, leader del nascente "Partito della Nazione" e fermo sostenitore del Governo Monti, parla di «disegno criminale». Ma bisogna ricordare che lo spread (e discorso analogo vale per le pur discutibili agenzie di rating) è lo specchio - e non la causa - del rischio percepito da chi investe in titoli di Stato di Paesi considerati in difficoltà. L'Italia lo è il per suo debito pubblico da quasi duemila miliardi accumulato nel corso di decenni che ha necessità di essere finanziato sui mercati, i quali fissano le loro condizioni in termini di prezzo e rendimento. Non è un complotto carico di trame misteriose ma un auto-complotto storico che ci siamo tessuti addosso lasciando correre le spese e allargando a dismisura il perimetro dello Stato.

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