Ora i BTp piacciono agli investitori esteri

Nel dare una risposta alla domanda «chi detiene oggi i 1.633,551 miliardi di titoli di Stato italiani in circolazione?», in mancanza di calcoli ufficiali la torta si può dividere in quattro fette: il 60% circa in mano agli italiani, il 30% nei portafogli degli investitori esteri, il 7% nel Securities markets programme della Bce e il poco più del 4% in posizioni estere per conto di investitori domestici. Questa ripartizione riflette la percezione degli addetti ai lavori e deriva da un attento monitoraggio dei principali flussi in entrata e in uscita dai titoli di Stato italiani. UniCredit ha stimato recentemente che i titoli detenuti dai non-residenti alla fine dello scorso maggio erano scesi lievemente sotto il 30% dello stock in circolazione. Calando da un picco che potrebbe aver toccato agli inizi del 2011 il 52 per cento. Il disinvestimento dei portafogli esteri, assorbito in parte dagli acquisti degli italiani in parte dai 110 miliardi di BTp che sembra ora posseduti dalla Bce tramite il Securities markets programme, potrebbe essere stato superiore a 300 miliardi, nell'arco di poco più di un anno.
Il recente rally dei bond governativi italiani, con prezzi in forte rialzo soprattutto sulla parte a breve della curva dei rendimenti ma non solo, porta a riformulare la domanda sulla provenienza dei detentori dei titoli di Stato italiani: stanno tornando, e fino a che punto, gli acquisti dei non-residenti? Le politiche del governo Monti e il fatto che la Bce si sia dichiarata disposta ad acquistare i titoli sul secondario dei Paesi che chiedono aiuto anche nella forma delle nuove linee «soft» precauzionali, hanno ridato smalto ai BTp. Il Tesoro ha già intercettato da qualche settimana il ritorno dell'interesse degli stranieri: a Londra, il rischio-Italia viene percepito molto più favorevolmente, rispetto a qualche mese fa. Le banche primary dealer, che intervengono nelle aste e che sono soprattutto straniere, sono confortate dall'aumento degli ordini di acquisto dai portafogli dei non-residenti.
Le cifre a supporto di queste intuizioni però ancora non ci sono. È troppo presto per far parlare i numeri. Ma a una domanda supplementare si può tentare di rispondere: che tipo di investitore estero si sta riavvicinando al rischio-Italia? Solo speculatori, con portafogli pronti a incassare il guadagno mordi-e-fuggi con prezzi al rialzo, oppure è rientrato il «real money», l'investitore finale che detiene il titolo fino a scadenza?
Due sono le risposte che gli esperti della materia si sentono di poter dare, al momento. Con una premessa: la tenuta e poi il recente rally dei titoli di Stato italiani sarebbero stati sostenuti principalmente dalla solidità della domanda domestica: tra banche e risparmiatori italiani, il bacino di casa dal quale il Tesoro può attingere è profondo. Il debito privato è basso, la propensione al risparmio è elevata e il sistema bancario non è danneggiato dallo scoppio di bolle speculative immobiliari. Fatta questa premessa, una parte degli acquisti dall'estero è attribuibile alla ricopertura forzata di posizioni «short» in perdita sui BTp: chi aveva venduto allo scoperto, prendendo titoli in prestito con i repo per scommettere sul ribasso dei prezzi, è stato sorpreso dal rally e si è dovuto ricoprire alla svelta per arginare le perdite. Altri acquisti, questa volta sì provenienti da investitori finali, sono serviti a rimpolpare posizioni sottopesate in BTp rispetto ai benchmark di riferimento. La performance degli indici sui titoli di Stato dell'Eurozona, con un peso preassegnato ai BTp, è migliorata grazie al rally dei titoli italiani e gli stranieri che avevano ridotto la propria esposizione sul rischio-Italia hanno registrato una performance peggiore rispetto all'indice di riferimento e sono corsi ai ripari, riacquistando in parte i BTp venduti.
Se quel 30% in mano agli stranieri sia già aumentato, nelle ultime settimane o negli ultimi giorni, nessuno è disposto a dirlo: anche perchè, appena il BTp scende sotto quota 5%, c'è sempre qualcuno - dall'estero - pronto a vendere.
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