Oltre San Vittore. Napolitano: i miei appelli messaggi in bottiglia

«In gioco c’è l’onore dell’Italia: nessuno deve negare l’emergenza». Le parole inequivocabili di Giorgio Napolitano sono risuonate severe nel carcere di San Vittore a Milano, dove il presidente ha incontrato detenuti e agenti della polizia penitenziaria e ricevuto doni realizzati dagli stessi ospiti. A tutti il capo dello stato ha ricordato di aver più volte «denunciato l’insostenibilità della condizione delle carceri e di coloro che vi sono rinchiusi». Ma anche ad altri appelli del presidente della repubblica, ha sottolineato, è accaduto di non essere raccolti.
Una stoccata precisa, rivolta evidentemente al parlamento e ai partiti, che non hanno cambiato il Porcellum, contro il quale Napolitano si è battuto invano con tutti i mezzi di cui disponeva, pubblici e non. Ma anche su altre importanti riforme non c’è stato niente da fare. Il presidente non nasconde l’amarezza e impegna il suo successore e il prossimo parlamento a raccogliere le sue parole, in una sorta di passaggio preventivo del testimone, decisamente anticipato rispetto ai compiti che ancora lo attendono. Un monito sul futuro, ma anche i puntini sulle “i” sul passato. «Se il parlamento avesse varato un provvedimento di amnistia, la mia firma l’avrei messa non una ma dieci volte» risponde ai radicali che lo aspettano all’uscita da San Vittore. E ancora: «Quando faccio un appello, un richiamo, è come se mandassi un messaggio in bottiglia che non so dove arriverà».
Ma la giornata del capo dello stato non si è esaurita ieri con la visita, pure molto importante e sentita, all’istituto penitenziario. In una lettera al presidente del Csm, resa nota al mattino, Napolitano ha messo nel mirino un problema che da sempre affligge l’organo di autogoverno della magistratura: i ritardi nelle nomine, connessi ai dosaggi dei complicati equilibri fra correnti. «I prolungati ritardi nelle decisioni di nomina di incarichi direttivi in magistratura hanno una pesante ricaduta sul prestigio dell’istituzione» ha scritto il presidente.
Infine, l’Europa e la politica internazionale. Intervenendo all’Ispi, che celebrava l’80esimo anniversario e che gli ha conferito il premio Boris Biancheri, Napolitano ha detto tra l’altro che il vero nodo del dissenso tra l’Italia e la Gran Bretagna sta nel fatto che «non possiamo accettare una concezione mercantilistica dell’Europa unita». Una giornata a 360 gradi per un presidente che ha ancora molto da dire. E da fare.
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