Nulla e più utile alla concordia nazionale dell'amnistia proposta dai radicali

Abbiamo raccontato in lungo e in largo la marcia a ritmo forzato che ha condotto un governo uscito dalle elezioni 2008, forte di consensi elettorali mai registrati prima da altri governi, ad alzare bandiera bianca. Al di là delle narrazioni degli ultras, noi pensiamo che si possa convenire sportivamente sull'osservazione che la paralisi dell'esecutivo Berlusconi sia stata il frutto di parecchi autogol. Ma soprattutto di un assedio concentrico devastante: da una parte il nesso bestiale tra inchieste giudiziarie, propalazione di intercettazioni e annesso lavoro di massacro dell'immagine e credibilità dell'Italia all'estero. Dall'altra i "mercati" cosiddetti che, a fronte di un'Europa a Bce non soccorritrice finanziaria di ultima istanza, germanizzata, chiusa in difesa del sistema bancario franco-tedesco-olandese, sono entrati nel burro della nave italiana "in gran tempesta" determinando le condizioni per un finale con Gran Commissario. Il che costituisce ragione di grande umiliazione per il nostro paese. Detto ciò, non serve fare la morale al potere con la "P" maiuscola che ha mosso contro di noi le leve della finanza internazionale e la politica del direttorio Merkozy. Serve, piuttosto, fare di necessità virtù, confidando nell'intelligenza del Gran Commissario e nel patriottismo del capo dello Stato. Perciò ci auguriamo che il governo Monti resti in sella il tempo necessario a mettere in sicurezza la nave Italia. Nel frattempo: nulla è più indispensabile per ricreare un clima di concordia nazionale che l'amnistia proposta da Marco Pannella. Essa restituirebbe umanità e legalità alle subumane e illegali condizioni in cui versano i detenuti. E sarebbe un atto di rottura con il ventennio di guerra civile strisciante. Un atto tangibile e inequivocabile di volontà di pacificazione e ricostruzione nazionale.
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