Le nostre prigioni

Dalla Rassegna stampa

Le massime autorità dello stato, dal presidente della Repubblica a quello del Senato, accogliendo l'appello umanitario di Marco Pannella, si sono impegnate a discutere la situazione delle carceri, che dovrebbero essere l'estrema difesa di fronte al crimine e la sede della redenzione personale dei condannati, e sono invece diventate il più eloquente segnale della crisi della giustizia e della civiltà giuridica italiane. Giorgio Napolitano ha parlato delle "soluzioni coraggiose" che una politica bloccata non è in grado di adottare, con un riferimento che può essere inteso come un sostegno alle misure di clemenza richieste da Pannella, e soprattutto, anche sulla scorta dell'attenzione particolare che il presidente ha dedicato alla "custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preventiva", un invito al legislatore perché delimiti questa deriva che contrasta con la tendenziale depenalizzazione e decarcerizzazione del sistema sanzionatorio.

Sarebbe bene che le forze politiche, invece di cercare come al solito di interpretarle a proprio vantaggio e a detrimento degli avversari, riflettessero seriamente sulle parole di Napolitano. Il presidente non ha elencato misure specifiche, perché ovviamente questo non rientra nelle sue responsabilità, ma ha indicato con chiarezza una strada. Se ancora una volta le sue indicazioni saranno accolte con un plauso generale, seguito da un'inerzia altrettanto totale, gli resta la possibilità di rivolgere un messaggio al Parlamento, l'unico strumento costituzionalmente previsto per un'iniziativa di tipo politico e di merito del capo dello stato. Per sbloccare un sistema della decisione politica che appare fortemente ostacolato dalle contrapposizioni pregiudiziali (che sono l'opposto della dialettica democratica fisiologica tra maggioranza e opposizione), in modo che si possano affrontare temi che riguardano l'interesse e la dignità nazionale, l'iniziativa del Quirinale sembra necessaria, il che dice quanto sia deteriorata la situazione. Lo si è visto con la frustata sui tempi di approvazione della manovra finanziaria, è possibile che si possa ripetere perle indispensabili misure, di clemenza o di ridefinizione delle condizioni giuridiche per la carcerazione, che la situazione rende urgenti. In fondo, seppure in modo troppo limitato, i due maggiori partiti seppero approvare l'amnistia chiesto da Giovanni Paolo II, e non è detto che resteranno sordi al nuovo autorevole appello.

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