Nel nuovo padiglione del carcere di Modena manca un progetto di rieducazione

Scriviamo per mettere a conoscenza della pessima situazione nella quale viviamo. Purtroppo siamo stati trasferiti con la prospettiva di trovare una situazione migliore: siamo stati informati tramite varie circolari che qui c’era la possibilità di poter lavorare, di effettuare corsi di formazione professionale e cosa più importante poter lavorare su noi stessi, affinché la detenzione per gli errori commessi abbia un senso, un recupero sociale.
Tutto questo però qui non esiste. Siamo abbandonati a noi stessi, 24 ore su 24 senza far nulla. Ma dove sono le istituzioni? Il sovraffollamento è alle stelle, il mangiare a giorni alterni, manca l’acqua, non c’è igiene. Sembra di essere tornati indietro negli anni.
Un’altra cosa grave è il tasso di povertà, anche questo purtroppo è drammatico perché è uno dei tanti motivi che fa crescere la disperazione e gli atti di autolesionismo. Siamo tutti consapevoli di aver sbagliato è giusto che dobbiamo pagare il nostro debito con la giustizia.
Ma così non funziona, non è tenerci come animali in gabbia, in balia del tempo senza darci la minima opportunità di capire, di lavorare. Occorrono progetti, stimoli. Quello che succede va contro ogni regola e serve solo a renderci più cattivi, più egoisti.
È tutto totalmente controproducente semplicemente perché il sistema è marcio. La cosa che si deve capire, che bisogna quanto prima prendere in considerazione sono le alternative. Oltre a un reinserimento sociale, si risparmierebbero milioni di euro e questo è importante che le persone lo sappiano.
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