Napoli: Sappe; detenuto straniero di 40 anni suicida nel carcere di Poggioreale

Dalla Rassegna stampa

Un detenuto straniero di circa 40 anni, giudicabile per il reato di uxoricidio, si è impiccato venerdì pomeriggio nella sua cella nel Padiglione Milano del carcere di Napoli Poggioreale. ''E’ l’ennesima triste notizia che ci troviamo a commentare - commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo di Categoria. Capece ricorda che una settimana fa il SAPPE manifestò proprio davanti a Poggiorale per denunciare la grave emergenza penitenziaria. “Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi e' quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, argomento rispetto al quale il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe, è da tempo impegnato. Si pensi che nel solo 2012 ci sono stati in carcere 56 detenuti morti per suicidio (30 italiani e 26 stranieri) e 97 decessi per cause naturali (82 italiani e 17 stranieri). I suicidi sventati sono stati 1.308. L’anno prima, il 2011, ha registrato morti per suicidio 63 detenuti e morti per cause naturali 102 persone ristretto. I suicidi sventati dalla Polizia Penitenziaria erano stati 1.003”.
“Nella situazione in cui versa attualmente il pianeta carcere” prosegue Capece “gli eventi critici potranno solo che aumentare in modo esponenziale e l’operato del personale di Polizia Penitenziaria risulterà vano se non si troverà una celere soluzione a tutte quelle criticità legate alla maggior parte degli istituti penitenziari italiani. Altro che la vigilanza dinamica del Capo DAap Tamburino e del Vice Pagano, che mantiene la colpa del custode e sopprimi i posti di servizio a tutto discapito della sicurezza. Se la già e critica situazione penitenziaria del Paese non si aggrava ulteriormente è proprio grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Poliziotti, è bene ricordarlo, i cui organici sono carenti di circa 7mila e che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.

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