«Medici obiettori» Abortisce sola in bagno

Prima di arrivare alle carte bollate per provare ad avere un figlio sano, Valentina e Fabrizio hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza di diversi aborti, l’ultimo in ospedale senza assistenza. Sono loro l’ultima coppia che, in ordine di tempo, ha ottenuto dal Tribunale della Capitale un’ordinanza che solleva il dubbio di legittimità costituzionale delle legge 40. Valentina, infatti, è portatrice di una grave anomalia genetica, ma alla coppia è stato negato l’accesso alla fecondazione assistita e soprattutto alla diagnosi genetica preimpianto per impedire la trasmissione della patologia al nascituro.
«Valentina ha abortito da sola nel bagno dell’ospedale Pertini di Roma - spiega Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni, nonché uno dei legali della coppia, presentando ieri il provvedimento del Tribunale -. Questa è omissione di soccorso, un reato penale, anche se la coppia ha deciso di non denunciare la struttura. È la dimostrazione di come la legge 194 in Italia non garantisca sempre la presenza di un medico non obiettore nel caso dell’interruzione volontaria della gravidanza». Il primo tentativo della coppia di avere un figlio era terminato con un aborto, a causa di una gravidanza extrauterina. I due ragazzi ci avevano riprovato: al quinto mese di gestazione, tuttavia, quando è stata effettuata la villocentesi sono emersi gravi problemi al feto. La coppia ha deciso di interrompere la gravidanza nell’ottobre del 2010. E lì la donna racconta di essere stata lasciata sola per colpa dei medici obiettori: «Dopo 15 ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti, ho partorito dentro il bagno dell’ospedale con il solo aiuto di mio marito».
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