Marcia per legalizzare la marijuana. Traffico impazzito e polemiche politiche

«Guarda quanto è bella, senza semi. Quanta ne vuoi?». Un grammo costa sei euro, «ma se ne prendi di più c'è lo sconto». I sacchettini di plastica passano di mano in mano, c'è chi ha 15 anni e una busta così, «facciamo la scorta perché qui si paga di meno», Marco e i suoi amici stanno preparando una «canna XXL», tanto lunga che si piega. In migliaia vagano sotto il sole a piazza dei Partigiani, musica raggae martellante, in attesa della partenza della Million marijuana march. Quattro, cinque ragazzi si avvicinano a un tipo e lo fissano. «E' lui». Quello che qualche tempo fa avrebbe venduto delle pasticche a una ragazza che le ha prese ed è morta. «E' lui», e giù botte, calci e pugni, il sangue bagna il viso e la maglietta, porta scompiglio e paura in una manifestazione dove non ci sono bandiere e slogan. «Vattene, capito? Te ne devi andare», urlano gli aggressori. Le ambulanze portano via due ragazzi feriti lievemente.
I CANDIDATI
Ma la marcia non si ferma e dopo le 18 si muove dal piazzale dell'Ostiense mentre intorno il traffico impazzisce. «Siamo in centomila, Roma ci tiene a questo tema», dal microfono del camion in testa alla manifestazione uno dei responsabili spara una cifra esagerata. Sono molti di meno, ma c'è qualche presenza che scatena la polemica politica. Sfilano Riccardo Magi, candidato al consiglio comunale con la Lista civica Marino, e altri radicali che si presentano nei municipi con la stessa lista. «In difesa dei diritti dei consumatori, dei malati, dei coltivatori e contro la concezione di uno Stato etico e antidemocratico», spiegano. «Per migliorare le condizioni di vita nelle carceri italiane, stracolme di tossicodipendenti a causa di una legge punitiva e bacchettona», sostengono i candidati alle amministrative di Sel Luigi Nieri e Susanna Marietti. Sarebbero ben altri i diritti da tutelare, s'indigna Ugo Cassone, consigliere Pdl di Roma Capitale, «con Marino e i suoi Roma diventerebbe la città della cannabis libera». In piazza è pieno di ragazzini, si preoccupa l'assessore comunale alle politiche familiari Gianluigi De Palo, «con la legalizzazione delle droghe leggere si dà un messaggio diseducativo».
I DISAGI
In piazza e lungo il percorso della marcia fino a piazza Bocca della Verità si fuma, si compra e si vende in libertà, si balla. «Qui non ci sono droghe, la marijuana è una pianta, non una droga», uno degli slogan. «Vogliamo Giovanardi in miniera», urla un'altra voce al microfono. Auto incolonnate, strade chiuse e traffico in tilt a Piramide, intorno al Circo Massimo e sul lungotevere. «Se legalizzassero la droga, la mafia non ci sarebbe più», è convinto Luca, 22 anni. Tra la folla ragazzini che non hanno più di dodici anni. «L'alcol e gli psicofarmaci sono più dannosi», dice Clotilde. «Io sono qui per farmi le canne», ammette un quattordicenne, «e della liberalizzazione non me ne frega niente».
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