Manconi: “Quella di Stefano fu una via crucis”. In cella si perde ogni diritto, ecco i risultati

Dalla Rassegna stampa

Il senatore che si batte per migliori condizioni di vita dei detenuti. “Quella di Stefano fu una via crucis”.
“La morte di un giovane passato attraverso 11 istituzioni dello Stato, tra caserme e celle, viene ridotta a un ordinario caso di malasanità”. Luigi Manconi, fondatore dell’associazione “A Buon Diritto”, presiede oggi la commissione diritti umani del Senato. Cosa ha pensato alla lettura della sentenza? “La sentenza è grave perché riduce tutto a una vicenda di incuria medica e tace sul resto, sull’intera via crucis”.
Via crucis? “Sì perché sono almeno 11 gli istituti pubblici attraversati da Stefano Cucchi e lì decine di persone non gli hanno teso una mano”. Insomma i magistrati hanno sbagliato? “Penso che all’origine di questa sentenza e di processi che neppure si aprono, come per la morte di Giuseppe Uva, c’è un senso comune, secondo il quale quando qualcuno viene chiuso in una cella perde i suoi diritti, compreso quello alla tutela dell’integrità fisica”. Per il senatore Giovanardi la sentenza nega il pestaggio. “In Giovanardi la virtù cristiana della misericordia si è fatta odio sordo verso Stefano Cucchi e tante altre vittime. Il tribunale ha detto che Cucchi è stato picchiato, ma la procura non è stata in grado di esibire prove sufficienti per individuare i responsabili”.

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