Macomer (Nu): Manconi e Giachetti (Pd) chiedono autopsia detenuto morto in cella... forse non è stato un "incidente"

Dalla Rassegna stampa

Interrogazione parlamentare sulla morte del 25enne tunisino, che risale al 19 aprile scorso. Ma anche se l’Amministrazione penitenziaria parla di “incidente”, i 2 parlamentari chiedono di vederci chiaro prima che il corpo sia riportato in Tunisia.
Il 19 aprile nel carcere sardo di Macomer è morto Rachid Ben Ali Mohamed Ben Hadj Mohamed Ben Chalbi, di 25 anni. Sulle cause della morte si è espresso il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna, dichiarando al quotidiano L’Unione Sarda che si è trattato di un incidente.
“Il corpo di Rachid si trova da oltre 20 giorni all’ospedale San Francesco di Nuoro e i medici, in assenza di un’autorizzazione dal pm, saranno costretti a disporre nuovamente la tumulazione entro sabato 11 maggio”. Per questo il vicepresidente della Camera dei Deputati, Roberto Giachetti, e il senatore Luigi Manconi hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Cancellieri, e l’esponente radicale Rita Bernardini si sta occupando della vicenda. “Ci auguriamo - affermano i due parlamentari - che il pm voglia accogliere le richieste presentate nell’esposto e approfondire le indagini finora effettuate”.
La dinamica sarebbe quella tristemente nota: Rachid sarebbe andato nel bagno della cella che condivideva con un altro detenuto per inalare il gas della bomboletta da campo con cui si cucina, avrebbe perso i sensi e sarebbe morto per avvelenamento da gas. Il corpo sarebbe stato seppellito velocemente e solo l’intervento di un amico del giovane, che ha fotografato il cadavere e presentato un esposto, ha consentito la riesumazione.
“Quelle foto - ricordano i 2 parlamentari - mostrano il collo coperto di lividi. Il pubblico ministero titolare del caso, il Dottor Paolo De Falco della Procura di Oristano, ha autorizzato un esame esterno del cadavere ma non un’autopsia giudiziaria, come è prassi per tutte le morti avvenute all’interno di un istituto penitenziario. Nell’esposto presentato in procura, però, è chiesto che vengano eseguiti tutti gli accertamenti utili, e quindi siano avviate le indagine preliminare, per verificare l’esistenza di fatti costituenti reato”.
Posto che “anche la comunità musulmana ha espresso dubbi sulla morte del ragazzo tunisino”, nell’interrogazione si chiede anche - tra le diverse cose - se il giorno della morte del ragazzo fosse stata garantita la sorveglianza; se risulti in che modo fosse seguito dal personale medico il detenuto in questione e a quando risalga l’ultimo incontro con lo psicologo, con l’educatore, con gli assistenti sociali; quante siano le unità dell’équipe psico-pedagogica in servizio presso il carcere di Macomer; se non ritenga opportuno disporre un’ispezione presso il carcere di Macomer per fare luce sull’esatta dinamica dell’episodio; quali misure, più in generale, il Ministro intenda adottare nell’immediato per arginare il fenomeno delle morti e dei suicidi all’interno delle nostre strutture penitenziarie.

Interrogazione a risposta scritta al Ministro della Giustizia

Per sapere, premesso che secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa e dai quotidiani sardi, il 19 aprile scorso è morto nel carcere di Macomer, R.B.A.M.B.H.B.C. (Rachid Ben Ali Mohamed Ben Hadj Mohamed Ben Chalbi), nato a Sfax (Tunisia) il 29 novembre 1987;
L’Unione Sarda del 23 aprile, riportando la notizia a firma di F. O., scrive che la morte sarebbe avvenuta nel bagno della cella e che, secondo le dichiarazioni del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Sardegna, si è trattato di un incidente, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, e non di un suicidio. Pertanto, sempre ad avviso del Provveditore, la disgrazia non sarebbe legata alla grave situazione del carcere, ma ad un “banale” incidente;
le conclusioni del Provveditorato regionale, riportate dal Quotidiano sardo, derivano dagli “accertamenti fatti dal personale di polizia penitenziaria”.
Un’indagine avviata dopo il ritrovamento del corpo del povero detenuto, la mattina di sabato scorso. “Il decesso - è scritto nella nota - è avvenuto verosimilmente a seguito di inalazione di gas che il detenuto ha attinto da una bomboletta da campeggio, quindi del tipo consentito e legittimamente in suo possesso”. Secondo l’amministrazione, il giovane tunisino si era appartato nel bagno della cella che divideva con un altro detenuto e, “come spesso negli istituti penitenziari capita, si sarebbe volontariamente inalato il gas per inebriarsi perdendo i sensi e non potendo quindi sottrarsi all’inalazione in tempo per evitare l’avvelenamento. Non risultano allo stato responsabilità da parte del personale in servizio nell’istituto e neanche ritardi negli interventi”;
un’altra informazione fornita dall’Unione Sarda riguarda il comportamento dell’Autorità giudiziaria: “Dopo i primi accertamenti che hanno chiarito la dinamica dei fatti, l’autorità giudiziaria ha autorizzato la sepoltura nel cimitero di Macomer, avvenuta nelle prime ore di domenica scorsa a cura del Comune. Il giovane tunisino, finito in carcere per un reato comune, stava scontando la pena prevista fino al mese di giugno del 2015”;
il giorno 7 maggio scorso sono pervenuti via email all’ex deputata radicale Rita Bernardini alcuni documenti riguardanti la vicenda suesposta, documenti che si allegano alla presente; in particolare, si tratta di un esposto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Oristano e di due foto effettuate sul cadavere del detenuto R.B.A.M.B.H.B.C.;
l’esposto è firmato dal Sig. Mauro Pala nella sua qualità di procuratore speciale di R.B.A.M.B.H.B.C. e di rappresentante dei familiari;
nell’esposto, Mauro Pala afferma di essersi recato il 20 aprile 2013 alle 16.30 presso il cimitero di Macomer, nella camera mortuaria dove ha scattato, alla presenza di testimoni, alcune fotografie al cadavere di R.B.A.M.B.H.B.C.; secondo Mauro Pala le foto sono idonee a dimostrare in modo assolutamente inequivocabile che sono presenti sul cadavere tracce evidenti e significative;
l’esposto di M.P. (Mauro Pala) prosegue rappresentando la volontà sua e dei familiari affinché sia effettuato un esame autoptico sul cadavere del cittadino tunisino, così come la doverosità di accertare l’esatta ora della morte, le ragioni del decesso e se lo stesso sia da ricondurre ad un gesto suicidario “o se per ipotesi sia riconducibile alla condotta di terzi o altri eventi”;
dopo le premesse l’esposto si conclude: “il sottoscritto M.P. (Mauro Pala), assistito dall’avvocato Patrizio Rovelli del Foro di Cagliari, si rivolge all’Ill.mo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Oristano affinché venga disposta autopsia sul cadavere di R.B.A.M.B.H.B.C. e siano quindi svolte ai sensi degli artt. 326 e ss. c.p.p. le indagini preliminari in relazione ai fatti sopra descritti; e, in esito alle stesse, qualora il P.M. ravvisi fatti costituenti reato, eserciti l’azione penale nei confronti degli eventuali responsabili. Chiede altresì, di essere avvisato dell’eventuale richiesta di proroga del termine delle indagini e di un’eventuale richiesta di archiviazione della notizia di reato.”
anche la comunità musulmana ha espresso dubbi sulla morte del ragazzo tunisino: l’Unione Sarda del 22 aprile scrive “Oggi anche la comunità musulmana della Sardegna è intervenuta per chiedere “verità e giustizia” per il giovane tunisino. La morte è sospetta: “Non comprendiamo le ragioni e la fretta che hanno spinto l’amministrazione penitenziaria della Sardegna a negare l’ultimo saluto alla famiglia e agli affetti più cari”.
I musulmani si chiedono come mai non sia stata fatta l’autopsia sul corpo del ragazzo. “Dalle notizie che apprendiamo in queste ore, appare più che necessaria un’autopsia e un esame tossicologico e ci auguriamo di essere avvisati in un eventuale episodio futuro, affinché si possa provvedere ad un idoneo funerale musulmano. Il racconto frettoloso dell’accaduto non ci convince fino in fondo”:-
se il Ministro sia a conoscenza dell’accaduto e, nel caso, se disponga di ulteriori informazioni, e quali, sulla dinamica che ha portato alla morte di R.B.A.M.B.H.B.C.;
se e come, il giorno del morte di R.B.A.M.B.H.B.C, fosse garantita la sorveglianza all’interno dell’istituto di pena in questione e se da parte dell’area sanitaria del carcere fosse stata certificata o meno la condizione di tossicodipendente del detenuto;
se risulti in che modo fosse seguito dal personale medico il detenuto in questione e a quando risalga l’ultimo incontro con lo psicologo, con l’educatore, con gli assistenti sociali;
se, in particolare, l’uomo fosse stato visitato dallo psichiatra del carcere e se quest’ultimo avesse riscontrato un rischio suicidario;
quante siano le unità dell’équipe psico-pedagogica in servizio presso il carcere di Macomer;
se corrisponde al vero che il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria abbia fatto fare gli accertamenti della morte del detenuto agli agenti della Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere;
se non ritenga opportuno disporre un’ispezione presso il carcere di Macomer per fare luce sull’esatta dinamica dell’episodio e per appurare se vi siano state negligenze da parte della direzione, nonché per verificare, più in generale, quale sia la condizione dei detenuti e degli operatori della polizia penitenziaria;
con quale rito religioso si sono svolte le esequie del sig. R.B.A.M.B.H.B.C;
se risulti al Ministro che l’esposto del procuratore speciale del sig. R.B.A.M.B.H.B.C, il Sig. Mauro Pala, sia stato archiviato o meno dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Oristano;
quali misure, più in generale, il Ministro intenda adottare nell’immediato per arginare il fenomeno delle morti e dei suicidi all’interno delle nostre strutture penitenziarie.

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