L'ultimo schiaffo alle coppie infertili

Le nuove linee guida della legge 40 sulla Fecondazione artificiale arrivano poche ore prima della scadenza ufficiale del governo Berlusconi. Servirebbero per dettare le modalità di applicazione di una delle leggi più controverse dell'esecutivo appena dismesso (messa in discussione nelle aule di tribunali per ben 16 volte e per 4 dalla Consulta, da quando venne varata nel 2004), e sarebbero previste, secondo norma, ogni tre anni «in rapporto all'evoluzione tecnicoscientifica». Ma di evoluto e al passo coi tempi, nelle linee guida emanate dalla sottosegretaria «all'etica» Eugenia Roccella non c'è molto, a parte l'eliminazione del tetto massimo di tre embrioni da formare e da trasferire obbligatoriamente in utero. Norma bocciata nel 2009 dalla Consulta.
«Per esempio - attacca Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni e presidente di "Amica Cicogna" - non vengono recepite affatto le tante sentenze dei tribunali italiani (Salerno, Firenze, Bologna) che consentono alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche di accedere alla fecondazione assistita per effettuare diagnosi preimpianto sull'embrione». Va ricordato che nel 2008, dopo una sentenza del Tar del Lazio, vennero modificate le linee guida emanate dall'allora ministro alla Salute Livia Turco che ricalcavano le precedenti del 2004. Venne eliminato il passaggio, bocciato dal Tar, secondo il quale ogni indagine preimpianto doveva essere limitata al tipo «osservazionale» (e non diagnostico, come invece chiedevano alcune coppie). «Nelle attuali linee guida non ho fatto altro che ricalcare quelle emanate dalla Turco», spiega Roccella che ammette di aver anticipato la consegna del documento «solo di un giorno». Dunque, torna il divieto. «C'è scritto che l'unica indagine eseguibile sull'embrione deve essere "volta a garantire lo sviluppo dell'embrione stesso" - racconta Gallo - ossia se l'embrione è malato lo devi trasferire comunque in utero, mentre attualmente viene congelato». E la Biobanca di Milano per crioconservare i quasi 10 mila embrioni «in stato di abbandono» odi coppie non rintracciabili, costata 700 mila euro (più 80 mila l'anno di mantenimento) e mai utilizzata, che fine ha fatto? il governo uscente impone stavolta ai centri di procreazione di mantenere a spese delle Regioni questi embrioni «abbandonati».
Infine, il capolavoro. La tracciabilità delle cellule già contemplata nella legge (attraverso l'uso di codici anonimi) è stata trasformata in una più esplicita schedatura nominale delle coppie. «Ho solo recepito le direttive europee in norme di sicurezza e trasparenza - dice Roccella - e ho adeguato la prassi a quella usata nella donazione di organi». Dimentica, la pasionaria pro-life, che da noi l'eterologa, oltre che peccato, è pure vietata.
© 2011 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati
SU