Lotta all'omofobia Pdl e Pd divisi, la legge è a rischio

Capannello di onorevoli Cinque Stelle. «Tu chi baci in Aula?». «Non si è detto il vicino?». «Anche se è maschio?». «Maschio o femmina non fa differenza. È questo che vogliamo sostenere». Sospiro. «Io non bacio nessuno. Troviamo un altro modo». «No, abbiamo votato». Sbuffi. Dita incrociate. «Vedrai che non serve». Sono le sei di sera e in Transatlantico i cittadini-portavoce del Movimento cercano di mettere a punto i dettagli della strategia da seguire nel caso in cui la Camera decidesse di accogliere le pregiudiziali di costituzionalità sul disegno di legge contro l’omofobia presentate da Lega, Fratelli d’Italia e da undici parlamentari del Pdl guidati da Eugenia Roccella. I grillini scelgono l’ennesima forma di protesta plateale. Se il voto premierà l’ala più intransigente del centrodestra si avvinghieranno sui banchi come in uno spettacolo di Britney Spears. Abbracci e baci. «A bocca aperta?». «Non fare il cretino». Il siparietto non vede la luce. L’Aula respinge le pregiudiziali rendendo inutile lo show, ma la maggioranza si divide platealmente. Più facile trovare l’accordo sull’Imu che sui principi. La lite sul tema - cioè la possibilità di inserire il contrasto all’ omofobia e alla transfobia all’interno della legge Mancino - va avanti da mesi, ma è oggi che esplode in tutta la sua forza. Prima in commissione giustizia, poi in Aula.
Durante la riunione del Comitato dei 9, l’onorevole 5 Stelle Francesca Businarolo ottiene il voto su un emendamento che introduce la definizione di bisessuale e transgender. Pd e Sel stanno col Movimento. Il capogruppo del Pdl, Enrico Costa, si ribella. «Non erano questi i patti». Segue discussione concitata e bizzarra revoca del voto del presidente della commissione, la piddina Donatella Ferranti. Inutile la furia M5S. Così si va in Aula. Il deputato di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli si sfoga. «La legge sull’omofobia è anticostituzionale e incide sulla libertà di opinione, sulla libertà religiosa, sull’ordine sociale, sul diritto di famiglia. Se faccio parte di un’associazione contraria al matrimonio gay discrimino?». La collega del Pdl Eugenia Roccella, con un’aria distratta e disorganizzata adatta alla sorella di una regina, l’appoggia felice. Buona parte del suo partito non gradisce. Non importa. La Lega nel frattempo chiede - e ottiene - il voto segreto. Pregiudiziali comunque respinte. Ma la Roccella esulta lo stesso. È solo il primo round. E anche i numeri la confrontano. «Abbiamo comunque ottenuto 100 voti. Più del doppio di quelli prevedibili. Il risultato indica con chiarezza un disagio, profondo soprattutto nel Pdl, nei confronti di una proposta illiberale». Opposta l’opinione di Barbara Pollastrini (Pd). «Altro che intaccare l’articolo 3 della nostra Carta. Il testo di legge in discussione vuole allargare il principio sacro dell’uguaglianza». Distanze incolmabili. Sacconi sbertuccia il Pd. «È paradossale che nel momento in cui il grande partito della sinistra italiana si fa nichilista e laicista sia guidato da due cattolici come Letta e Renzi». Il M5S se la prende con tutti. «Un teatrino surreale». Già.
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