Londra: "Carceri italiane inumane" Bloccata l’estradizione del mafioso

Dalla Rassegna stampa

È il principio a lasciare di stucco: un tribunale londinese dice di no all’estradizione di un mafioso di Trabia, piccolo comune a due passi da Palermo, perché le carceri italiane non garantiscono ai detenuti un trattamento adeguato dal punto di vista umanitario. Domenico Rancadore, 65 anni, ex insegnante di educazione fisica, condannato con sentenza definitiva a sette anni di carcere nel capoluogo siciliano, non torna dunque in Italia. È stato anzi rilasciato su cauzione (ha pagato 20 mila sterline), anche se dovrà indossare il braccialetto elettronico, uscire a orari determinati e comunicare i propri spostamenti dall’abitazione di Uxbridge.

Inutili dunque le indagini della Procura di Palermo, che l’estate .scorsa avevano interrotto una latitanza ventennale. Presentatosi col volto coperto, assieme alla moglie inglese, Anrie Skinner, davanti al giudice Howard Riddle, «chief magistrate» della Westminster Court di Londra, Rancadore ha fatto valere i guai cardiaci di cui soffre e la situazione carceraria italiana di sovraffollamento («overcrowding»). Il giudice Riddle ha preso infatti atto dell’esistenza di una sentenza dell’Alta Corte britannica, relativa a un somalo di cui aveva chiesto l’estradizione il tribunale di Firenze: anche in quel caso era arrivato un no, per il rischio che Hayle Abdi Badre subisse trattamenti degradanti e inumani. «Non posso distinguere il caso di Rancadore da quello del somalo», scrive il magistrato che si è avvalso della consulenza di Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone. E il radicale Marco Perduca sul suo blog chiede al guardasigilli Andrea Orlando cosa ne pensi.

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