La lezione dell'euro: riscoprire i centesimi

Riandiamo con la memoria a dieci anni fa. Eravamo alla vigilia dell'entrata in vigore dell'euro fisico. Cioè stavano per debuttare nelle nostre tasche le nuove monete e banconote. Ricordiamo il valore del cambio: un euro è pari a 1.936,27 lire. Per comodità di calcolo, allora, si ricordava alla gente comune - che doveva prendere confidenza con la nuova unità di misura monetaria - di moltiplicare (o dividere) per 2mila ogni prezzo espresso in lire. Una comodità di calcolo che molti operatori presero fin troppo alla lettera. Così la via italiana alla transizione verso l'euro avvenne con una bella girandola di arrotondamenti all'insù, decisi spesso con eccessiva disinvoltura.
Veniamo all'oggi. L'ultima manovra del Governo ha modificato l'Iva ordinaria del 20%, ritoccandola verso l'alto al 21per cento. Poca roba, certo.
Ma la "tentazione" di arrotondare potrebbe tornare prepotentemente a galla. Ora come allora, però, è giusto ricordare che con l'arrivo dell'euro sono tornati anche i centesimi (e un centesimo - giova ribardirlo - vale poco meno di 20 delle vecchie lire) che consentono di dare precisione millimetrica a prezzi e tariffe. In più, ora rispetto ad allora, l'invito a utilizzare il denaro di plastica è più pressante che mai. E quindi, per chiudere bene il cerchio di questa operazione basta evitare arrotondamenti all'ingrosso.
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