Lettera - Staminali: la decisione Ue mette a rischio la ricerca

Dopo la recente sentenza europea che vieta l’impiego degli embrioni, la domanda di tanti malati diventa pressante: che fine farà tutto il lavoro degli scienziati sulle cellule staminali?
V. Clinto, Vicenza
La sentenza della Corte di Giustizia europea ha stabilito che non si possono produrre e brevettare farmaci ricavati da cellule staminali con procedimenti che comportano la distruzione degli embrioni. Perché è “un embrione umano anche l’ovulo non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura”. Cioè l’embrione, secondo i giudici europei, è già vita nascente, è già persona.
Io, lo dico subito, dubito che lo sia, perché l’embrione così ottenuto non ha nessuna possibilità di svilupparsi.
Certamente questa sentenza è una battuta d’arresto per quella che era e rimane una delle linee di ricerca più promettenti della medicina.
Come sì sa, le cellule di un organismo animale non sono eterne, ma vanno soggette al decadimento e alla distruzione.
Questo meccanismo è alla base della maggior parte delle malattie che ci affliggono.
E le cellule staminali, siano esse embrionali, fetali, da cordone ombelicale o adulte, rappresentano un’importante prospettiva per la rigenerazione degli organi danneggiati.
Sono cellule in grado di diventare, insomma, i "pezzi di ricambio" (tessuto muscolare, cardiaco, epatico, cerebrale) di cui ha bisogno il fragile organismo umano. È sicuramente una grande svolta, ed è la Medicina del futuro.
Tuttavia, la ricerca generica e l’impiego delle cellule staminali hanno sollevato questioni etiche, dettate da una sensibilità, in particolare cattolica, più che comprensibile, che, però, si traducono in limiti o addirittura divieti alla sperimentazione. Ostacoli quindi ideologici, come quello ribadito dalla Corte di Giustizia europea.
Una delle strade per non ferire le convinzioni religiose di coloro che pensano che qualsiasi ovulo umano, fin dalla sua fecondazione, dev’essere considerato come un embrione, è quella di utilizzare gli embrioni che sono stati scartati nelle pratiche della fecondazione assistita dalle coppie.
Le cellule di quegli embrioni hanno smesso di crescere. In Italia, questi embrioni "condannati" sarebbero più di 40 mila, ma se ne contano milioni nel mondo; sono lì che aspettano di essere distrutti. Poter disporre di quelli destinati a fine certa vuol dire imprimere una grande spinta alla ricerca.
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