Lettera - Sciopero della fame al carcere di Lanciano

Egregio direttore, noi detenuti del carcere di Lanciano, in solidarietà al deputato Marco Pannella, che da circa 30 giorni è in sciopero della fame per cercare di risolvere le problematiche delle carceri italiane e per poter dare una giusta riforma della giustizia per gli italiani, abbiamo aderito anche noi pacificamente a due giorni di sciopero della fame, per i seguenti motivi: in primo luogo il sovraffollamento delle carceri, che nel nostro caso in una cella che può ospitare un singolo detenuto ne ospita ben tre, e lasciamo immaginare le precarie condizioni di sopravvivenza e di igiene personale, facciamo presente che la terza branda è a quasi tre metri di altezza e solo a 30 centimetri dal soffitto, senza nessuna protezione per garantire un sonno sicuro, ed è proprio per questo che la seconda settimana di maggio un detenuto è caduto fratturandosi una spalla "fortunatamente". In questo istituto alle ore 22 non esiste più assistenza medica fino alle ore 7.30 del mattino seguente, ci chiediamo quale fosse il nostro futuro se malaguratamente ci giunge un malore notturno. In molti casi sono venuti i soccorsi esterni (118) ma il tempo è troppo, un malore cardiopatico e ci si rimane secchi. In altri casi se non fosse stato per l'intervento tempestivo e umanitario, da parte della polizia penitenziaria sarebbero successi molti episodi drammatici. Nonostante il carcere di Lanciano abbia una capienza massima di 150 detenuti, ne ospita ben 380 e la carenza del personale di polizia penitenziaria è veramente al collasso, è una situazione che giorno dopo giorno sfugge di mano e i disagi crescono per tutti. E potremmo dilungarci, ma ci fermiamo. Noi detenuti siamo consapevoli di aver commesso degli errori ma vorremmo scontare il nostro debito con lo Stato in modo dignitoso e di avere un reinserimento dopo la detenzione. Egregio direttore, speriamo che questo nostro grido arrivi alle istituzioni, in particolare al nostro Capo dello Stato Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
I detenuti di Lanciano
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