Lettera - Il problema carceri è nel mio cuore

Dalla Rassegna stampa

Gentile Direttore, le scrivo in riferimento a un articolo di Valter Vecellio da voi pubblicato, in cui mi si addebita un disinteresse nei confronti dei temi della giustizia. La sua riflessione prende le mosse dal titolo di una mia recente intervista, che però ne rispecchiava poco i contenuti.
Essendo Vecellio un giornalista professionista, tuttavia, sono certo che sappia bene che il titolo di un articolo su un giornale non lo scrive l'intervistato ma, a volte con una certa forzatura, la direzione del giornale. L'intervista verteva su aspetti specifici del tema “giustizia”, come le intercettazioni, il reato di concussione, che in quei giorni erano tema di dibattito sui media.
Non, quindi, sulla materia generale e certamente ancor meno sulle condanne in sede europea che vengono inflitte all'Italia, sulla situazione degli uffici giudiziari, o sui processi prescritti. Io credo che le intercettazioni siano uno strumento importante; penso che di giustizia sia urgente occuparsi anche per non ritardare le nuove norme sulla corruzione; ritengo però che non sia il momento per intervenire sulla cancellazione del reato di concussione ora che è in corso, proprio per questo reato, un processo in cui è coinvolto Silvio Berlusconi.
Davvero dispiace ricevere critiche così proprio da Vecellio. Durante la campagna per le primarie nel 2009 denunciai più volte l'iniquità del “sistema giustizia”: nella mia mozione dedicai ampi spazi all’alto numero di processi conclusi con prescrizione del reato per decorrenza dei termini e alla lentezza insostenibile delle sentenze.
Una palese manifestazione di resa da parte della giustizia e, in ultima analisi, dello Stato, con effetti negativi per tutti: per il reo e per chi è innocente, per la vittima come per l’opinione pubblica, per i giudici e per l’organizzazione amministrativa della giustizia. Non ho cessato di farlo, in questi ultimi anni in Parlamento, collaborando con il senatore Felice Casson in materia di giustizia civile.
Si potrà dire che non si tratta di un impegno parificabile a quello di Marco Pannella, dalla cui battaglia nonviolenta sono sempre stato impressionato; tuttavia non ritengo sia il momento di promuovere o costruire divisioni tra noi. Di giustizia e di carceri mi sono occupato anche in questi ultimi due anni, impegnandomi per gli internati nei cosiddetti manicomi criminali.
Un lavoro che, grazie alla Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale di cui sono presidente, ha appena reso possibile l'approvazione, il 14 febbraio 2012, di una legge per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. In questi due anni, insieme a parlamentari radicali come Donatella Poretti, ho visitato anche alcune carceri, come quello di Favignana (certamente ben conosciuta da Rita Bernardini), dove abbiamo denunciato a più riprese ad esempio la presenza dell'amianto nei bagni.
La giustizia per me, come i diritti (si ricorderà forse il mio impegno sul testamento biologico www.appellote-stamentobiologico.it), è un tema centrale dato che quasi 70.000 detenuti vivono in condizioni drammatiche e anche perché sono troppe le persone che attendono risposte dalla nostra Magistratura.
Sottolineo, infine, che della marcia per l'amnistia, la giustizia e la legalità promossa da Marco Pannella, non posso non condividere e sostenere le ragioni.
senatore del Pd

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