Lettera - Legge e giustizia per cui i suini vanno allevati in 6 mq, i detenuti in 2,7

Dalla Rassegna stampa

Nel 2006 il parlamento italiano riceveva solennemente Giovanni Paolo II, il quale ebbe come sempre il coraggio di affrontare temi difficili e scomodi per il "mondo". Tra le altre cose, il beato si faceva portavoce di quella parte di popolazione che in genere a nessun politico interessa, in quanto non portatrice di consenso, ossia quella carceraria, e chiedeva provvedimenti di clemenza che andassero nella direzione di quanto auspicato dalla Costituzione (e prima ancora dal diritto naturale): senso di umanità e rispetto della dignità dei detenuti. Venne approvato l'indulto (e l'allora ministro della Giustizia Clemente Mastella pagò caro quell'atto di coraggio così impopolare nella nostra società sempre più manettara e giustizialista). Ma non basta. Ora siamo daccapo e le condizioni dei detenuti si aggravano vieppiù. Le carceri italiane si riempiono di extracomunitari e di tossicodipendenti, trasformandoli in delinquenti abituali. Il guru radicale Marco Pannella protesta e chiede l'amnistia. Dobbiamo per forza lasciare sempre e solo a lui queste iniziative? Si potrà obiettare che questo non è proprio il momento adatto per proporre un provvedimento che viene percepito dall'elettorato come odioso. La realtà è che se il governo non ritroverà il coraggio per sconfiggere la piaga giustizialista che si annida anche al suo interno, cadrà esso stesso vittima di questo cortocircuito, e a farne le spese sarà tutto il paese, che si risveglierà sotto la tutela dei De Magistris e accoliti vari, ai quali non basterà più solo Napoli ma punteranno ben più in alto.

Giovanni Battista Barillà via intemet

Gentile Barillà, dietro le sbarre abbiamo fraterni compagni, amici, conoscenti. E ancora, sebbene da avventizi, politici esemplari (come l'onorevole Renato Farina che non si è mai dimenticato di visitare i carcerati), fratelli che compiono opere di misericordia corporale, educatori, formatori, cooperanti come i sublimi Giotto di Padova. Insomma, un popolo. Ci vorrebbe un'amnistia, è chiaro. Sarebbe un provvedimento intelligente e saggio, specie se fosse accompagnato dall'introduzione del "braccialetto elettronico" che garantirebbe ulteriore razionalità all'alleggerimento delle prigioni dal loro carico di pena e, al tempo stesso, risponderebbe alle esigenze di sicurezza dei cittadini. Ma, ahinoi, la politica è sotto schiaffo, i manettari campano alle spalle dell'ignoranza, il Parlamento è assediato da mani pulite e carriere molto prensili. Non si vede alcuna serietà in giro. E poi i media se ne fottono, pensano ai cani, al fitness, alle cremine, ai cereali. Commerciano in ogni genere di protesta. E gonfiano le grida. Ok "In galera!". Altro che Cesare Beccaria. L'illuminismo laico è morto e sepolto sotto valanghe di retorica falsa e ipocrita. Cosa volete che importino agli orchestranti la danza sul Titanic italiano l'ultraffollamento delle carceri o l'amnistia? Sentite questa che ci arriva dagli ergastolani di Biella: «La direttiva 91/360 Cee recepita dall'Italia con Ddl 534/92 e direttive successive (2001/88 e 2001/93) recanti modifiche sulle norme per la protezione dei suini spiega che per l'alloggiamento verri la superficie minima consentita è di 6 mq, ottimale 9. I detenuti vivono in spazi più ridotti e nessuno si azzarda a chiedere riforme. La Corte europea di Strasburgo ha già condannato l'Italia per violazione dei diritti dell'uomo. Lo Stato italiano dovrà risarcire per danni morali Izet Sulejmanovic, recluso a Rebibbia dal novembre 2002 all'aprile 2003, perché per tutta la durata della pena ha avuto a sua disposizione 2,7mq».

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