Lettera - Carcere: indulto parziale contro la «doppia pena»

Gentile direttore, continuano le notizie di suicidi in carcere, fenomeno legato al sovrappopolamento e allo stato di grave e generalizzato disagio. Anche il Santo Padre Benedetto XVI ha rimarcato il problema, parlando di una "doppia pena", quella irrogata dai giudici e quella provocata dalla situazione carceraria. È uno stato di cose che esige soluzioni adeguate e tempestive. Anche Marco Pannella insiste per un'amnistia, ma la sua proposta non sembra trovare accoglienza, a mio parere a ragione, perché l'amnistia varrebbe solo per i reati meno gravi e non potrebbe riguardare la totalità dei detenuti. Il ministro della Giustizia Severino ha formulato alcune proposte, meritevoli ma, a mio avviso, non risolutive. Una iniziativa che a me parrebbe efficace è l'indulto parziale, fondato sul disposto dell'art. 174 del Codice penale che recita: «l'indulto o la grazia condona in tutto o in parte la pena inflitta, o la commuta in un'altra specie di pena stabilita dalla legge». La maggior afflizione della detenzione come è attualmente applicata potrebbe giustificare, attraverso un condono parziale, una congrua diminuzione delle pene inflitte, producendo un atto di giustizia nei confronti di tutti i detenuti e un notevole alleggerimento della situazione carceraria. La legge, di evidente natura eccezionale, dovrebbe perdurare sino al ristabilimento della normalità nelle carceri e dovrebbe riguardare sia le condanne inflitte con sentenze divenute definitive, sia i processi in corso, applicandosi l'indulto alle pene che dovrebbero essere stabilite secondo la vigente normativa.
Giulio Gavotti
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