Lettera – Bruno, dopo il rogo la gabbia

E così, dopo il dileggio, le torture, la lingua bucata da una punta di ferro e quel rogo finale che ancora dovrebbe carbonizzare le coscienze dei pronipoti dei suoi santi inquisitori, Giordano Bruno verrà messo anche in gabbia. Questa la decisione del I Municipio di Roma che, su proposta del Pdl e della devota Api, ha deliberato la costruzione di una cancellata intorno alla statua del filosofo nolano a Campo de’ Fiori. La scusa è quella di “proteggere” quel monumento dai giovinastri etilici che, di notte, si fronteggiano e vandalizzano la piazza senza che il sindaco e i suoi siano mai riusciti a placarli, ma che, in realtà, con Giordano Bruno non se la sono mai presa: al contrario, temono forse il suo sguardo eretico e lo rispettano, perché era di sicuro più “libero” di loro stessi. Non lo rispetta, invece, chi pensa di rinchiuderlo come uno scimmione allo zoo, alla mercè di tutti quei chierici, “li maggiori asini del mondo”, che passeranno di là per buttargli le noccioline, tronfi della loro consapevolezza che la fede in un dio vincerà sempre contro il libero pensiero di un essere umano.
Paolo Izzo
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