Lettera aperta al ministro Guardasigilli... di Achille della Ragione, detenuto nel carcere di Rebibbia

Dalla Rassegna stampa

Illustre Signor Ministro della Giustizia, mi permetto di darLe qualche consiglio per migliorare la situazione nelle carceri e, soprattutto, per non cadere negli errori del Suo predecessore che, nonostante le pur lodevoli intenzioni, non ha risolto il drammatico problema del sovraffollamento e dell’invivibilità.
Per primo, proceda ad una modifica sostanziale del regolamento penitenziario che, attualmente, rappresenta il crepuscolo del diritto e della dignità umana. Consenta ai tanti detenuti anziani e affetti da gravi patologie di poter scontare la pena ai domiciliari, faccia che i drogati, prima che puniti, vadano curati in apposite strutture, faciliti il lavoro esterno, aumenti il numero delle telefonate con i familiari, abbia il coraggio di introdurre skype, che non è un pericolo, bensì il modo, a costo zero, con cui decine di migliaia di detenuti stranieri, che non hanno alcun contatto da anni con i propri cari, possano veder crescere i figli, che vivono a migliaia di chilometri di distanza.
Conosco un solo rimedio, infallibile, per curare mali dell’anima quali solitudine, malinconia, sofferenza, nostalgia che dilagano tra i detenuti e spesso sono alla base dell’epidemia di suicidi: rimanere in contatto costante con i propri affetti, che patiscono, senza colpa, le nostre pene. Faccia che l’Europa non ci consideri il fanalino di coda della civiltà. Se poi il Parlamento troverà un accordo, ben venga un provvedimento di clemenza, l’unico veramente in grado di sfollare i penitenziari che rischiano di scoppiare. Con la speranza di un Suo autorevole intervento, invio distinti saluti.

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