Lettera - Altre 70mila buone ragioni

Dalla Rassegna stampa

Livio Pepino ha intitolato «70.000buone ragioni» il suo editoriale de16 luglio, concernente i disordini in Val di Susa avvenuti domenica scorsa; sono nato a mezz'ora da lì, anche se vivo e lavoro a Firenze, ma oggi vorrei parlare di altre 70.000 buone ragioni», quelle dei detenuti italiani. Con qualche rara eccezione (tra queste, Il Manifesto), la questione carceraria sembra non destare alcun interesse nei media, né suscita particolare scandalo il fatto che i detenuti siano più di 67.000 , a fronte di una capienza regolamentare di circa 45.000 unità. In questi giorni estivi si è scritto, senza entrar nel merito delle questioni, dello sciopero della fame di Marco Pannella; moltissime persone, detenute e libere, hanno aderito all'iniziativa che sta proseguendo, ma la politica (una parte) non è andata oltre la manifestazione di solidarietà a Pannella. Si sa, non conviene. Nella Circolare DAP, Direzione Generale dei detenuti e del trattamento, per le linee di indirizzo per l'anno 2011 sui progetti pedagogici di Istituto è scritto che occorre ricollocare... "l'attività rieducativa al centro delle attività di Istituto, nella consapevolezza che non può esserci sicurezza se non viene garantito il trattamento e che - alla luce dell'esperienza - la mera custodia non costituisce garanzia di sicurezza". (…) Le condizioni detentive che limitano i diritti dei detenuti non possono essere giustificate dalla mancanza di risorse; un carcere improntato a privazione e sofferenza, umiliazione e deresponsabilizzazione, conferendo legittimazione alla violenza, non può che dar luogo ad altra violenza. Chi vuole una società più giusta e solidale, ed anche più sicura, deve liberare il carcere dall'illegalità.

Avv. Michele Passione
Osservatorio Carcere UCPI

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