L'autobus fascista omaggia Mussolini "Onore al duce"

Forse uno scherzo di pessimo gusto, forse una bravata. Di sicuro, l'ennesima grana per il Campidoglio. Più che seccato, per quella scritta, "Onore al duce", apparsa sul display di un autobus pubblico a Roma. È successo davvero, in una rimessa ad Acilia. A testimoniarlo c'è una foto, pubblicata sul blog nonleggerlo.blogspot.com. Sufficiente per spingere l'Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico a Roma, ad aprire un'inchiesta interna.
E per provocare un diluvio di polemiche, in una città che già respira un clima pre-elettorale in vista delle Comunali del prossimo anno. Potere di una foto: scattata in una rimessa nella periferia romana, e ieri rimbalzata su vari siti e profili del web. L'Atac ha reagito poche ore dopo, rispondendo prima su Twitter, e poi con una nota: «In relazione all'utilizzo improprio del display di un autobus della rimessa di Acilia, Atac spa ha immediatamente attivato le indagini interne per identificare il responsabile del grave atto, al fine di far scattare le sanzioni disciplinari previste». Non solo: l'azienda assicura che «qualora l'atto configuri reati di carattere penale», informerà l'autorità giudiziaria. Nello specifico, il reato potrebbe essere l'apologia del fascismo, previsto dalla legge Scelba 645 del 1952. Punibile, come recita il comma 4, con la reclusione da sei mesi a due anni, e con multe da un milione a dieci milioni di lire. L'assessore alla Mobilità del Comune, Antonello Aurigemma, condanna: «L'utilizzo improprio del display è un fatto grave, che lede non solo l'immagine dell'Atac ma dell'intera città. È un gesto che non la rappresenta». Ma l'opposizione di centrosinistra spara a zero. «La scritta "Onore al Duce" non è altro che il risultato del malgoverno e della sciagurata gestione in cui Alemanno ha fatto precipitare non solo le aziende comunali, ma tutta la città» sostiene il segretario del Pd di Roma, Marco Miccoli. Che conclude: «Se i fascisti si sentono padroni di Roma e dei suoi autobus, un motivo ci sarà». Duro anche Stefano Pedica (Idv): «Ci voleva la Parentopoli di Alemanno per spalancare le porte dell'Atac a centinaia di esponenti dell'estrema destra. Grazie al sindaco amico di CasaPound, anche gli autobus della Capitale sono diventati fascisti». Parole pesanti, insomma. Alimentati da quegli 11 milioni e 800 mila euro, previsti nel bilancio del Campidoglio per comprare lo stabile occupato dai «fascisti del terzo millennio» di CasaPound. Ma, soprattutto, da Parentopoli, lo scandalo sull'assunzione in Atac, Ama e altre municipalizzate di centinaia di (presunti) raccomandati del centrodestra. Amici, parenti ed ex estremisti neri assunti con chiamata diretta, ossia senza bando. Un caso che ha portato a un'inchiesta della procura di Roma, e che ieri ha "gonfiato" il peso di quella scritta su un autobus. Tre parole che hanno fatto arrabbiare parecchi. Ma non il segretario della Destra, Francesco Storace, che se la ride: «Una volta tanto è apprezzabile il silenzio del sindaco Alemanno su una scritta su un bus. In fondo si tratta di un semplice cameratac...»
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