L'amnistia mascherata, il disastro delle carceri

Dalla Rassegna stampa

Da1 20 aprile Marco Pannella è in sciopero della fame. Che palle!, dirà qualcuno. E per cosa, questa volta? Nientemeno che per l'amnistia, per riimporre in questo paese «un minimo di legalità e di democrazia»; contro quelli che definisce i «nuclei consistenti di Shoah in formazione». Nientemeno, sempre il solito esagerato!

Sì, è esagerato Pannella. Però...

Però il bollettino telematico "Ristretti Orizzonti", che meritoriamente monitorizza quotidianamente la situazione nelle carceri, ci informa che dall'inizio dell'anno a fine maggio si sono tolti la vita almeno ventiquattro detenuti e tre poliziotti; altri quaranta detenuti sono morti per cause cosiddette "naturali", che non si sa bene cosa possano essere, se è vero che in diciassette casi sono state aperte inchieste volte all'accertamento dei fatti. Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti di cui ben 650 per suicidio. Nello stesso periodo di tempo si sono uccisi anche 87 agenti di polizia penitenziaria. Nel solo 2010 ben 1.137 detenuti hanno tentato di togliersi la vita. Gli atti di autolesionismo sono stati 5.703; 3.039 i ferimenti. Oltre 36mila "i detenuti coinvolti in manifestazioni su sovraffollamento e condizioni di vita intramurarie". Le morti per cause "naturali" in carcere 108, 55 i suicidi.

Ancora: le manifestazioni di protesta individuali hanno visto 6626 detenuti fare nel corso dell'anno lo sciopero della fame; 1.553 detenuti rifiutare il vitto; 1.289 detenuti coinvolti in proteste violente con danneggiamenti e incendi. Le manifestazioni di protesta collettive contro il sovraffollamento e le condizioni di detenzione una trentina.

C'è un articolo della nostra Costituzione che non viene mai richiamato: è il comma 4 dell'articolo 13: punisce la violenza commessa sulle persone che sono private della libertà. Ebbene, detenuti ammassati in meno di un metro e mezzo a testa - la Corte europea dei diritti dell'uomo ne prevede tre, l'ordinamento penitenziario sette - chiusi in cella a far nulla per 20 o 22 ore al giorno, non sono forse di atti violenza?

Il settimanale L'Espresso ancora in edicola pubblica una lunga, dettagliata inchiesta: "Tutti prescritti". Si racconta che sono circa 150mila i processi che ogni anno vengono chiusi per scadenza dei termini. Una sorta di impunità, si legge, anche per reati gravi, come l'omicidio colposo. La giustizia, insomma, sta soffocando sommersa dai fascicoli, uno scandalo senza fine, al punto che molti procuratori rinunciano ai giudizi. E le cose, per quanto possa sembrare incredibile, sono destinate a peggiorare.

Per reati come la corruzione o la truffa, c'è ormai la certezza dell'impunità. Le cifre: nel 2008, 154.665 procedimenti archiviati per prescrizione; nel 2009 altri 143.825. Nel2010 circa 170mila. Quest'anno si calcola che si possa arrivare a circa 200mila prescrizioni. Ogni giorno almeno 410 processi vanno in fumo, ogni mese 12.500 casi finiscono in nulla. I tempi del processo sono surreali: in Cassazione si è passati dai 239 giorni del 2006 ai 266 del 2008; in tribunale da 261 giorni a 288; in procura da 458 a 475 giorni. Spesso ci vogliono nove mesi perché un fascicolo passi dal tribunale alla corte d'appello.

Intanto i reati scadono e c'è la quasi certezza di scamparla per corruzione, ricettazione, truffa, omicidio colposo. A Roma e nel Lazio, per esempio, quasi tutti i casi di abusivismo edilizio si spegneranno senza condanna, gli autori sono destinati a farla franca. A Milano, nel 2010 l'accumulo è cresciuto del 45 per cento, significa più di 800 processi l'anno che vanno a farsi benedire. Nel solo Veneto si contano 83mila pratiche abbandonate in una discarica dove marciscono tremila processi l'anno.

Conclusione? Un'amnistia mascherata. Di fronte a un disastro simile, che fare? C'è chi ha una proposta: è Marco Pannella: «Per affrontare in modo serio il problema del funzionamento della giustizia in Italia, e 1'emergenza del sovraffollamento delle carceri, non si può che cominciare dall'amnistia. Un'altra strada non c'è. Oggi lo Stato è fuorilegge, è un delinquente professionale: mandare in prescrizione 200mila processi all'anno, negare il principio - esistente dai tempi del diritto romano - per cui la sentenza si ottiene in tempi reali, significa infatti negare la giustizia e riempire le carceri di detenuti che per il 30 per cento, lo dicono le statistiche, sono ancora in attesa di giudizio, una situazione che è sicuramente più infame di quella che ci ha lasciato il ventennio fascista».

Può piacere o non piacere, ma è una proposta. Se ce ne sono altre, si facciano, ma quello che non è tollerabile è il silenzio, l'inerzia, l'indifferenza.

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