L’omofobia di Putin e l’assordante silenzio del governo italiano

“Siete i benvenuti in Russia ma lasciate stare i bambini". E’ l’ omofobia a dominare le risposte di Vladimir Putin alle domande sull’accessibilità ai giochi olimpici di Sochi, che inizieranno fra poco meno di due settimane, per le persone omo e transessuali. Omofobia che aveva guidato la mano del presidente russo quando firmò le famigerate leggi "contro la propaganda omosessuale" fra i bambini. Sedicenti gruppi "antipedofilia", nati come funghi sul territorio russo, ogni giorno perseguitano, umiliano e violentano giovani gay, arrivando persino all’omicidio. E le loro "gesta" vengono ben documentate sui social network in una sorta di approvazione collettiva di una persecuzione sostenuta ed incentivata da un Governo, quello di Putin, che ha trovato negli omosessuali il capro espiatorio dei mali russi.
Ed è in risposta a tali leggi, ed alla preoccupante persecuzione antigay, che numerosi Paesi hanno deciso di cancellare o modificare la propria rappresentanza alla cerimonia di apertura dei giochi. Se Francia e Canada non manderanno rappresentanti alla cerimonia d’apertura, gli Usa di Obama hanno scelto una protesta più sottile ma anche più efficace. Nella delegazione scelta di 4 sportive, due sono dichiaratamente lesbiche. E l’Italia? Nonostante la richiesta da parte delle associazioni, il bel paese ha preferito non dare importanza all’accaduto e non prendere nessun provvedimento a riguardo: forse per totale subordinazione o forse perché le commesse per il gas russo son più importanti così come sembra lo fossero gli elicotteri di Finmeccanica per i marò.
Non contenti della mancata protesta, in Italia abbiamo persino dovuto assistere ad un attacco senza precedenti alla protesta americana: "E’ assurdo che un paese così invii in Russia quattro lesbiche solo per dimostrare che in quel paese i diritti dei gay sono calpestati. Lo facciano in altre occasioni - ha detto Mario Pescante, membro del Cio ed ex presidente del Coni - Basta con queste strumentalizzazioni: i Giochi non possono essere l’occasione e il palcoscenico per rivendicare diritti che lo sport sostiene quotidianamente. E meno male che 2700 anni fa si fermavano anche le guerre per i Giochi. Ora assistiamo ad atti di terrorismo politico." L’atto di terrorismo consisterebbe, per Pescante, nell’invio di "due lesbiche" in Russia. "Due lesbiche" in realtà atlete di primissimo piano come Billie Jean King, ex campionessa di tennis di fama internazionale, prima atleta a fare coming out, e Caitlin Cahow, campionessa di Hockey su ghiaccio, in gara alle Olimpiadi invernali di Torino e Vancouver. Pescante riconosce implicitamente che la presenza di omosessuali in Russia è una provocazione contro Putin che può sconfinare nel terrorismo, come se non fossimo cittadini ma delle armi chimiche.
Eppure la politica ha sempre accompagnato i giochi olimpici. Come dimenticare, per esempio, la protesta dei Black Panthers durante le olimpiadi di Città del Messico del ‘68, oppure la vittoria dell’afroamericano Owens alle Olimpiadi di Berlino nel ‘36? I diritti delle persone gay, lesbiche e trans sono diritti umani che qualunque Stato dovrebbe difendere. Di incredibile in questa vicenda ci sono solo il silenzio del Governo italiano e la sprezzante omofobia di Pescante. Strano che ancora oggi l’orientamento sessuale di un atleta provochi tanto clamore mentre la persecuzione, violenza e omicidio di persone omosessuali, come accade oggi in Russia, non desta neanche un po’ di sdegno. Pescante deve rassegnare le dimissioni, insieme alla responsabile degli esteri, Emma Bonino, il cui assordante silenzio è vergognoso ed inaccettabile. Dopo tanti anni a lottare per i diritti umani ora, da Ministro, i diritti umani non li ricorda neanche più
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