L’estate in cella si trasforma in un inferno, ma sul sovraffollamento vigila l’Europa

Dalla Rassegna stampa

L’estate in carcere è l’inferno, e i “bollettini di guerra” di questi giorni parlano di suicidi, di violenze, di sofferenze, di persone accatastate in celle di pochi metri dove perdono anche la dignità. Questa volta però, raccontando le indegne ristrettezze della galera, vogliamo sottolineare anche il rischio di dover pagare colossali risarcimenti che il nostro Paese corre, se non si decide a porre rimedio alla situazione. Perché, se in Italia non desta scandalo trattare come bestie degli esseri umani, che tali restano anche se hanno commesso dei reati, l’Europa questo non lo tollera, e ci impone di trovare rimedi in fretta all’indecente sovraffollamento delle carceri.

Centinaia di ricorsi a caccia di risarcimenti

In questi giorni si parla molto di sovraffollamento, ci sono centinaia di ricorsi di detenuti contro l’illegalità delle condizioni di detenzione. Nemmeno alla Casa di reclusione di Padova, carcere ritenuto molto più “decente” di altri, può essere garantito lo spazio minimo (3 metri quadri) richiesto dalle norme europee, ma per paura del trasferimento in carceri anche peggiori i detenuti hanno timore ad avanzare richieste per avere lo spazio necessario per vivere. Non perché gli piace stare in queste condizioni, ma perché qualcuno ha vicino la famiglia, qualcun altro ha intrapreso un percorso di rieducazione e reinserimento. Piuttosto preferiscono vivere in questi spazi, che far soffrire le loro famiglie o interrompere il percorso iniziato. Io vorrei però analizzare la questione dall’aspetto economico.
L’8 gennaio di quest’anno la Corte europea dei diritti dell’Uomo (C.E.D.U.) ha condannato l’Italia (non è la prima volta) a risarcire sette detenuti con quasi 100.000 euro. Nella sentenza è scritto: “Chiunque abbia subito una detenzione che ha leso la sua dignità, deve poter ottenere un risarcimento per la violazione subita”.
Con la stessa sentenza la C.E.D.U. ha riconosciuto al detenuto Bazoumana Bamba come risarcimento per 39 mesi, che ha passato al carcere di Busto Arsizio in condizioni inumane e degradanti, la somma di 23.500 euro, quindi 7.230,72 euro all’anno.
La Casa di reclusione di Padova ha 370 celle, e oltre 900 detenuti. Mettendo 2 detenuti per ogni cella = 740 detenuti che possono vivere in uno spazio “tollerabile”, più di 3 mq a “persona” o meglio dire per ogni detenuto. Ma avanzano 160 detenuti, che devono essere divisi in 160 celle. Da qui deriva che tutti i detenuti che vivono in queste 160 celle (480 detenuti) hanno il diritto di essere risarciti.
Riassumendo: oggi, in un carcere come quello di Padova potrebbero chiedere e ottenere un risarcimento 480 detenuti. Calcolando il risarcimento, con il parametro con cui la Corte europea ha risarcito il detenuto Bazoumana Bamba, solo per risarcire i detenuti di Padova i contribuenti italiani dovrebbero pagare 3.470.745,60 euro ogni anno a partire dal 2010, quando è stata montata la terza branda nelle celle dove dovrebbe stare un detenuto. E Padova è uno tra le carceri migliori dell’Italia. Non oso calcolare l’ammontare della somma totale per oltre 66 000 reclusi che si trovano nelle galere oggi.
Il tempo di 1 anno che la Corte ha dato all’Italia per trattare noi detenuti come Quasi Persone sta per finire. Nessuno può dire che non lo sapeva, perché la situazione è stata denunciata da tutti quelli che hanno visitato le carceri, le prime condanne da parte dell’Europa sono già arrivate. E paradossalmente Noi che abbiamo commesso anche dei gravi reati oggi siamo diventati le vostre vittime.
E mi dispiace, mi dispiace perché non pagherà nessuno di quelli che hanno contribuito al deterioramento della situazione della giustizia, portandola in questo stato, mi dispiace, perché pagherai Tu, contribuente onesto, che quando c’è da pagare sei il primo ad essere chiamato in causa.

Çlirim B.

Persone trattate peggio delle bestie

Un’altra estate infuocata, che bello per quelle moltissime persone che hanno lavorato per tutta la stagione e in questo periodo si preparano per le tanto desiderate ferie, ricordo che quando ero ancora una persona libera questo periodo era una festa, molto aspettata, e ci si preparava per andare a rilassarsi dopo un anno passato a lavorare duramente. Ma per noi che siamo reclusi l’estate è una cosa che ci fa impazzire ancora di più. Il caldo afoso, che in un carcere non è certo l’unica cosa che non va, viene ancora più amplificato in un malessere generale, e non dimentichiamo che in questo posto non ci sono muri con isolamento termico, ma cemento e ferro, un caldo infernale in estate e un gran freddo in inverno.
Persone trattate peggio delle bestie, E allora forse si può capire perché proprio in questo periodo sono in tanti qui dentro a “dare di matto”, già per il fatto che nella gran parte delle carceri le persone sono chiuse per 20-22 ore al giorno in una cella, che diventa peggio di un forno crematorio e compromette le nostre funzioni vitali, tutto diventa estremamente più difficile, figurarsi cosa succede a quelli che soffrono per gravi patologie.
Il ministro della Giustizia si dichiara preoccupata per i nostri problemi, sottolineando con forza le condizioni di difficoltà in cui vivono i detenuti, e anche il personale che in carcere ci lavora, specialmente in questo periodo dell’anno (non che gli altri periodi siano tanto migliori) e ci fa sperare che qualcosa dovrà cambiare, ma noi detenuti oramai siamo sfiniti, sfiduciati e stufi di sentire molte false promesse, sapendo che anche l’Europa sta condannando l’Italia per tutti i problemi delle carceri, e il fatto che tutto il sistema ormai è fuori da qualsiasi legalità. Noi certo dobbiamo pagare la nostra pena, ma sappiamo benissimo che per “loro”, per chi governa noi siamo solo una goccia in un mare di emergenze, troppo grande perché qualcuno si accorga del malessere che gira attorno ad un istituto di pena.
Tutti condannano tutti e intanto noi, ascoltando i telegiornali, sentiamo un gran vociare e non capiamo se veramente qualcuno vuole fare qualcosa, non solo per liberare gli istituti di pena dal problema del sovraffollamento, ma soprattutto per aiutare le persone a pagare per i loro reati in una struttura che sia legale e a misura di esseri umani. Eppure sono proprio loro, le istituzioni, che dovrebbero insegnarci cos’è la legalità. Invece quello che si vive in qualsiasi istituto nel territorio italiano è ben diverso, e ci si accorge in fretta che sono loro i primi a non rispettare la legge; ma non dovrebbe essere il contrario?
Cosa vuol dire quella parola, “rieducazione”, scritta nella nostra Costituzione, in un posto che è invece spesso una scuola di delinquenza, perché non ci sono attività che coinvolgano tutti e tanto meno quel personale, che dovrebbe darti il modo di cambiare il tuo stile di vita?. Certo noi intanto viviamo con la speranza almeno di incontrare presto di nuovo la nostra famiglia fuori da qui e riconquistare gli affetti perduti, la speranza che qualcuno ci faccia pagare una pena giusta, la speranza che ce la faremo a riprenderci in mano tutta la nostra esistenza, così da poter tornare a dire: quanto bella è l’estate!

Alain C.

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