Intervista a Mario Staderini - Per tassare il Vaticano ci vuole una doppia Porta Pia

Quest’anno il XX settembre si celebra due volte, almeno da parte laica. E anzi il Vaticano, che spesso tenta di scippare le ricorrenze laiche e che l’anno scorso ha letteralmente “rioccupato” Porta Pia con le truppe di Bagnasco, questa volta avrà ben poco da festeggiare. Perché oltre alla “vera” commemorazione della breccia del 1870, che si terrà comunque martedì prossimo, molte associazioni e gruppi di opinione, come la redazione di Cronache Laiche, stanno aderendo a una manifestazione promossa dal gruppo Facebook “Vaticano paga anche tu” insieme tra gli altri ai Radicali italiani, per sabato 17 settembre (appuntamento sempre a Porta Pia, ore 15.30) e già ribattezzata “breccia fiscale”. Tema: le tasse che il Vaticano non paga. Abbiamo intervistato Mario Staderini, Segretario dei Radicali italiani.
Segretario, cosa rappresenta per i Radicali l’appuntamento di sabato prossimo?
Anche alla luce del vasto consenso che quest’estate nell’opinione pubblica si è riscontrato sulla questione dei privilegi fiscali del Vaticano, insieme ai ragazzi di “Vaticano paga anche tu” e ad altre organizzazioni – come voi di Cronache Laiche – abbiamo colto l’occasione della manifestazione di Londra “For a Secular Europe – No Vatican Interference”. Il legame con la ricorrenza del XX settembre rimane, perché quella data rappresenta una giornata internazionale di liberazione non solo delle Società ma anche della stessa Chiesa cattolica. Quest’anno raddoppiamo, con l’appuntamento del 17 settembre, che ha in particolare l’obiettivo di tenere in vita la richiesta espressa in questi ultimi tempi di una nuova “breccia fiscale”. Visto e considerato che, con l’aria che tira, sulla manovra economica appena approvata ci saranno da fare ancora vari interventi correttivi.
Voi ci avevate già provato in Parlamento, con due emendamenti alla manovra economica che però vi siete visti bocciare: il primo era per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che è una battaglia radicale da sempre. Battaglia tante volte vinta; vittoria tante volte annullata, per tornare allo status quo ante. Il secondo emendamento chiedeva invece la cancellazione degli ingenti sgravi fiscali concessi agli esercizi commerciali del Vaticano. Niente da fare: emendamenti respinti, una casta lava l’altra e così preti e partiti sono rimasti come al solito gli unici soggetti immuni alla generale tirata di cinghia della manovra.
Da sempre noi Radicali siamo contrari al finanziamento pubblico dei partiti come delle chiese. Il motivo è molto semplice: nelle democrazie liberali, l’autofinanziamento delle organizzazioni è condizione per la salvaguardia della organizzazione stessa. Faccio un esempio: l’abolizione del finanziamento pubblico non sarebbe soltanto un risparmio di duecento milioni di euro l’anno per lo Stato, ma una vera riforma della politica. Perché oggi, fino a quando sarà lo Stato a finanziare gli apparati dei partiti è evidente che i partiti potranno prescindere dal consenso degli iscritti. Chi come noi è completamente autofinanziato, qualora sbagliasse una politica o essa non fosse condivisa dagli iscritti, venendo meno cento iscrizioni, verrebbe meno un dieci percento dell’autofinanziamento. Mentre invece un partito come il Pd, se raccoglie 50-60 milioni di euro all’anno di finanziamento pubblico, non ha più bisogno di cercare il consenso dei suoi iscritti.
E lo stesso vale anche per la Chiesa cattolica?
In un certo senso sì. Ma c’è anche di più. Nel momento in cui le leggi dello Stato hanno riconosciuto e riconoscono alla Conferenza episcopale italiana miliardi di euro sotto forma di 8×1000 ed esenzioni fiscali, hanno favorito una svolta autoritaria all’interno della stessa Chiesa cattolica: perché oggi tutte le forme di reddito di un religioso, che faccia il sacerdote o il cappellano militare o l’insegnante di religione, dipendono dall’autorizzazione del vescovo, cioè dalla Cei. Quindi intanto una riforma vera andrebbe verso una maggiore democraticità e libertà di queste organizzazioni, fossero partiti o chiese. Rispetto alla manovra c’è anche di più: fino a quando non si romperanno tabù come questi, allora sarà evidente che non c’è nessuna credibilità per quelle riforme che riguardano la nostra economia e la nostra società. Come dicevi tu, due caste che si reggono a vicenda, due tabù che non si rompono, significano che non si potrà neanche rompere quel vecchio sistema che ci ha portato ad avere duemila miliardi di debito pubblico.
E’ vox populi che se non iniziano loro, che sono i principali attori del potere, a dare il “buon esempio”, cioè a pagare per risanare il debito pubblico, perché tutti gli altri che stanno sotto dovrebbero pagare? Viene in mente lo scandalo della pedofilia: se non ci si può fidare nemmeno dei preti…
Non è solo un fatto simbolico, come ti dicevo, perché da una parte si tratterebbe di miliardi di euro da risparmiare e dall’altra di vere e proprie riforme: dalla parte dei partiti, per renderli più vicini alle persone, da quella delle chiese, per evitare svolte autoritarie al loro interno, ma anche per evitare che le loro interferenze nella vita sociale trasformino molto spesso il peccato in reato e viceversa, come nel caso della pedofilia.
Concludiamo sulla politica. La Festa nazionale del Partito democratico si è chiusa sabato scorso a Pesaro, con un giorno di anticipo rispetto al previsto e rispetto anche alla storia delle feste dei partiti di sinistra, perché Bersani voleva presiedere al Congresso eucaristico che si è svolto ad Ancona in contemporanea. E già questo è piuttosto strano. In più, nel suo discorso “anticipato”, auspicando una rifondazione dell’Ulivo con Sel, Idv, Psi e Verdi, il segretario del Pd ha omesso di citare i Radicali. C’è un legame, secondo te, tra l’omaggio ossequioso a Ratzinger e questa “dimenticanza” nei vostri confronti?
Per rispondere, comincio con una curiosità che dice ancora qualcosa sui privilegi: sono intervenuto alla Festa del Pd di Pesaro la settimana scorsa e un compagno radicale che era venuto ad ascoltarmi mi ha confidato di essere arrivato nelle Marche viaggiando in treno gratis solo per aver esibito il tesserino del Congresso eucaristico… Per quanto riguarda il merito del Partito democratico, credo che sul tema della laicità abbia ancora molto da chiarire: sulle stesse attività commerciali della Chiesa, da una parte ci sono state le dichiarazioni di Bersani, dall’altra il non-voto in Parlamento della maggior parte dei membri della Commissione, come peraltro la stessa Idv che si era astenuta con voto contrario. Non vorrei che fosse anche per questo che Bersani tiene fuori i Radicali dai suoi discorsi su come costruire un’alternativa politica a questo governo. Come testimoniano anche tutta una serie di comportamenti che da alcuni anni vedono il Partito democratico non voler riconoscerci la dignità di interlocutore. Cancellare noi, addirittura non nominarci nemmeno, serve per rimuovere temi scomodi per il Pd come la laicità dello Stato, la bancarotta della giustizia italiana, i diritti civili e la stessa riforma istituzionale dei partiti a partire dalla già citata questione del finanziamento ma anche dalla legge elettorale.
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