Int. a A. Vescovi - Staminali contro la Sla anche in Capitanata

Dalla Rassegna stampa

L'ultima autorizzazione necessaria è arrivata venerdì scorso: la sperimentazione per combattere la sclerosi laterale amiotrofica - detta «Sla» può finalmente cominciare. Saranno in tutto diciotto, in questa prima fase, i pazienti sottoposti al trapianto di cellule staminali cerebrali nel midollo spinale. L'operazione avverrà su base volontaria, dopo una accurata selezione dei candidati che avranno risposto ad una sorta di bando da pubblicare online entro una quindicina di giorni. Polo ospedaliero centrale in questa sperimentazione è quello di Terni, ma in prospettiva un ruolo di primo piano spetta all'ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza» di San Giovanni Rotondo (Foggia). Artefice dell'operazione è infatti il prof. Angelo Vescovi, genetista e direttore scientifico dell'ospedale di Padre Pio. Il quale ha annunciato l'altro ieri a Genova, in un simposio scientifico, il risultato raggiunto, ed ora lo illustra più in dettaglio.
 
«Tutto è cominciato nove anni fa», racconta. La prima terapia rigenerativa con cellule staminali cerebrali umane in verità risale al 1997, ma solo nel '99 fu annunciata con pubblicazione ufficiale. Nel 2001 a Terni lo stesso prof. Vescovi fondò l' Istituto per la Neurorigenerazione (Ibr) d'intesa con enti pubblici dell'Umbria che finanziarono 1' iniziativa con un fondo di nove milioni di euro. «Un filantropo, un privato, si era impegnato a mettere il resto, ma poi è sparito». Si è andati avanti comunque. «Nel 2003 la banca delle cellule staminali era istituita - ricorda Vescovi - anche se la normativa era ancora in fase di elaborazione e il nostro laboratorio è stato ogni volta adattato alle disposizioni di legge, e sempre senza ulteriori finanziamenti». Completato nel 2010 con certificazione Aifa per la produzione di cellule staminali cerebrali di grado clinico, cioè utilizzabili negli esseri umani, nel luglio scorso l'Ibr ha ottenuto dall'Istituto Superiore di Sanità l'autorizzazione alla sperimentazione per la Sla; quindi, l'altro giorno, il passaggio finale da parte del Comitato etico dell'ospedale di Novara per l'arruolamento dei pazienti. «Tutte le informazioni saranno disponibili sui siti internet della fondazione Borgonovo, della campagna Adotta una cellula, dei nostri ospedali», spiega Vescovi.
 
Professore, quale criterio sarà adottato per selezionare i pazienti volontari?
«Il problema è che dovranno essere solo diciotto, e ci aspettiamo alcune centinaia di candidati. Il criterio generale dovrà essere perciò l'omogeneità della malattia, ma dovremo valutare anche l'età del paziente, lo stadio di sviluppo della malattia, l'intensità. Contatteremo i candidati; dopo una prima selezione li smisteremo ai centri di reclutamento di Padova e Novara».
 
Tutto al nord?
«Un centro sarà allestito al sud, spero a San Giovanni Rotondo: per me questo resta il centro di riferimento. Il trapianto però va fatto dove c'è il laboratorio di produzione, quindi a Terni, per il momento».
 
In prospettiva ci saranno altri laboratori analoghi?
«Già tra qualche mese speriamo di poter operare anche in altri ospedali con laboratori simili. A San Giovanni Rotondo ci sono stati dati fondi europei per creare un laboratorio di produzione, e si farà. Sarà il primo a sud di Roma. In Italia ce ne sono undici, tutti al nord. Ma il progetto ce l'ho già per l'ospedale di Padre Pio, e l'istituto di San Giovanni Rotondo mi supporta con forza».
 
Di quale finanziamento dispone?
«I fondi Pon ammontano a 14 milioni e 800mila euro. Tra poche settimane parte la costruzione del laboratorio; ora cerchiamo cofinanziamenti di privati e di fondazioni perché servono fondi per la gestione successiva del laboratorio. Ma a San Giovanni Rotondo, glielo dico da lombardo, le cose stanno andando bene: nascerà un centro di eccellenza, perché avvieremo la sperimentazione sulla Sla e anche su malattie genetiche dei bambini. La Puglia è all'avanguardia; sono grato al ministero, alla Regione e alla Chiesa».
 
Perché ringrazia la Chiesa? Lo ha fatto anche a Terni: perché?
«Perché lì all'inizio l'iniziativa è stata adottata dal vescovo, mons. Paglia, che ci ha aiutato per i finanziamenti e ci ha protetto da attacchi politici e ideologici. La Chiesa non è contraria alla ricerca e ce lo ha dimostrato. Anche a San Giovanni Rotondo devo molto a chi mi ha accolto: il vescovo, mons. Castoro, mi ha trattato in maniera filiale».
 
Perché dice che in Puglia ci sarà un centro di eccellenza?
«Perché voglio creare una rete pugliese al servizio degli ospedali, tutti gli ospedali, anche all'estero. Abbiamo le spalle protette da strutture importanti come l'ospedale di Padre Pio, e la produzione di cellule così la sappiamo fare solo noi italiani: la tecnica l'abbiamo messa a punto noi, in Italia. Non ci sono francesi o tedeschi a fare sperimentazioni... Noi straccioni italiani lo facciamo, diciamolo con orgoglio. Perciò Sarkozy le sue risatine se le tenga!»
 
Professore, questa sperimentazione non ha precedenti?
«In Europa è la prima in assoluto. È la prima no profit al mondo, perché c'è una iniziativa precedente ad Atlanta, con cui noi siamo gemellati, ma costata dodici milioni di euro. Noi finora abbiamo speso due milioni e mezzo».
 
La sperimentazione consiste nel trapianto di cellule staminali cerebrali nel midollo spinale. Quanto dura l'intervento?
«Un paio d'ore circa. Le dimissioni dall'ospedale sono previste dopo una decina di giorni: dobbiamo verificare l'eventuale potenziale terapeutico».
 
L'operazione è invasiva?
«Minimamente: si interviene non tanto sul tessuto, ma bisogna iniettare il prodotto nel midollo spinale».
 
Professore, è una speranza in più per i pazienti?
«Non c'è da aspettarsi miracoli: non è una cura, è una sperimentazione. Ma è un passo importante».

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