Int. a D. Capece - Se anche gli agenti ci rimettono

Dalla Rassegna stampa

Le carceri italiane stanno diventando una polveriera. Lo ha detto alla "Voce" il segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe).

Donato Capece, il 16 febbraio scorso un agente della polizia penitenziaria, in servizio al carcere romano di Rebibbia, si è tolto la vita nella struttura.
"Noi, come rappresentanti del personale penitenziario, come rappresentanti del Sappe, siamo costernati e fortemente preoccupati per la gravità della situazione. E' inutile non rimarcare questa situazione. Tutti i ritardi sella situazione nelle carceri italiane si ripercuotono anche sugli agenti della polizia penitenziaria. Siamo preoccupati".

Cosa pensa del decreto svuota-carceri?
"A mio avviso, il decreto svuota-carceri non è assolutamente sufficiente. È solo un piccolo segnale, un palliativo di un problema che deve essere affrontato alle radici. I cittadini italiani non hanno ancora compreso le proporzioni di questo problema. In carcere si muore di inedia, di stress, di paura e di abbandono. Questo è il messaggio che vorrei far arrivare alle persone, ai cittadini in genere".

I casi di suicidio tra gli agenti penitenziari stanno a  testimoniare che il carcere è ormai diventato invivibile per tutti?
"Le rivelo una notizia che è nota a pochi. Il 18 febbraio, due giorni dopo il suicidio dell'agente in servizio a Rebibbia, si è ucciso un altro agente di polizia penitenziaria. Si tratta di un componente della banda musicale della polizia penitenziaria. E' una situazione drammatica. Abbiamo più volte chiesto all'amministrazione penitenziaria di istituire dei punti di ascolto psicologico. Ci vuole una riforma strutturale del sistema carcerario e l'amnistia. Aver mandato gli arrestati nelle camere di sicurezza e aver allungato i termini di carcerazione preventiva da 12 a 18 mesi non ha risolto nulla. A parte i radicali, il mondo politico non vuole impegnarsi in questa battaglia. Le carceri sono ormai una polveriera".

Il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha manifestato la solidarietà ai sindacati per questi due suicidi?
"No, non lo abbiamo sentito. Mi auguro che sia più presente negli istituti penitenziari del Lazio e che sia più vicino alla polizia penitenziaria".

Non ha fatto nessuno comunicato per manifestare la sua solidarietà su questi suicidi?
"No, ha fatto un comunicato quando si è verificato un suicidio tra i detenuti. In quella circostanza ha fatto la sua performance. Vorrei capire quali sono le sue iniziative sui detenuti nel Lazio".

Non trova assurdo che Marroni abbia fatto un comunicato solo per felicitarsi per la vittoria al festival di Berlino dei fratelli Taviani, ambientato a Rebibbia?
"Il garante dei detenuti del Lazio è arrivato al capolinea. Farebbe meglio a fare il critico cinematografico".
 

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