Int. a E. Bonino - “La concorrenza è molto utile Favoriamola!”

Dalla Rassegna stampa

Come le liberalizzazioni ci possono tenere agganciati all'Europa, come l'Europa non deve disperdere le liberalizzazioni che stiamo tentando faticosamente di fare. Questa la dicotomia messa in luce da Emma Bonino, che abbiamo incontrato nello studio romano di Claudio Velardi. Solo sciogliendo entrambi i nodi messi in luce dalla leader radicale, lucidando entrambe le facce della medaglia, si può sperare di uscire dal tunnel. "Sulle liberalizzazioni non arriviamo certo per ultimi. Sono nel dna dei radicali, all'inizio dello scorso decennio proponemmo una serie di referendum proprio su questo". Quella volta si risolse tutto in un nulla di fatto, tra la Consulta e la decisa opposizione di Berlusconi.

Ma quella delle liberalizzazioni è una battaglia che vale la pena combattere ancora una volta perché "la concorrenza è un bene comune, e come tale dovrebbe essere favorita". In questo quadro, "la questione dei tassisti è sicuramente rilevante, ma in realtà il grosso delle incrostazioni che allontanano dalla concorrenza attengono altri grandi settori, che speriamo rientrino seriamente nel decreto che il governo varerà in Consiglio dei ministri". Un lungo elenco, a partire dai servizi pubblici locali, il comparto elettrico, quello gas. Passando per la separazione globale delle reti e la benzina e il gasolio. "Proprio perché sono così tanti e così rilevanti i settori in su cui poter intervenire, avrei consigliato a Monti di non iniziare dai tassisti". Non sarebbe stato più facile: "In tutti i grandi settori ci saranno grandi resistenze, forse non immediate e disturbanti, e forse meno pittoresche, ma ci saranno". E se, come risulta dalle indiscrezioni che verranno risolte oggi, la direzione è proprio quella, la strada sarà tortuosa.

Metodologicamente, la speranza è che il governo vari un unico decreto oggi, nonostante le voci che parlano di tre provvedimenti diversi: "Comunque sia, andare avanti con un decreto al mese sarebbe una tortura perenne per il prossimo periodo". Ma soprattutto che trovi una quadra al proprio interno, in modo che "quando arriverà in Parlamento non subisca troppe contrattazioni, veti incrociati e mega trattative, in modo tale che finisce per entrare un cavallo e alla fine esce un mulo". Nel merito, non sarebbe un buon segnale focalizzare tutta l'attenzione sul versante professioni, perché "rischierebbe di distogliere il dibattito da tutti gli altri grandi temi che invece gravano sul paese". Le ipotesi che si ventilano in queste ore potrebbero soddisfare i desiderata dei Radicali, condivisi da una larga fetta del paese.

Ma se l'Europa non cambierà marcia, anche l'auspicata accelerazione di Roma sarà il tentativo velleitario di una piccola potenza regionale di risalire la china di una congiuntura mondiale sfavorevole. "Il problema vero non è la crisi, ma la reazione che noi stiamo avendo a quello che succede", spiega Bonino. Che prosegue: "Intendo dire che la debolezza europea non è tanto economica, quanto tutta politica. Sui macro-elementi siamo la regione al mondo che sta meglio, almeno questo direbbe un economista marziano se domani arrivasse sulla terra". Molte aree degli Stati Uniti versano in condizioni estremamente peggiori rispetto alla Grecia: "Ma loro hanno un governo federale, che ha autonomia di prendere decisioni per tutti. Da noi di tutto questo non c'è l'ombra. Anche la moneta unica, rispetto al dollaro, esiste senza un Tesoro unico e una Banca centrale, che sia vera, non come la Bce".

Per riassumere, il problema non è dell'euro, ma della debolezza estrema della governance del processo economico del continente. Determinata dall'assenza di una vera leadership politica e dalla scarsa caratura dei leader europei che dovrebbero indicare la via da percorrere. "La strada è per forza quella di un'unione politica. Se non vi piace il nome Stati uniti d'Europa chiamatela Genoveffa, o come volete, ma l'unica possibilità è quella". Insomma, per uscire dalla crisi occorre un governo federale. Ma "un governo federale ha bisogno dell'identificazione con il suo presidente, come succede negli Usa". E scusate se è poco.

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