«Indagate su quei 75 asili Mancano le autorizzazioni»

La denuncia inviata alla Procura della Repubblica elenca più di settanta «strutture per la prima infanzia (0-3 anni) che sembrerebbero svolgere attività di asilo nido nel territorio di Roma senza alcuna autorizzazione e/o in difetto di ogni requisito proprio di tale attività». Il sospetto dei Radicali - che hanno mandato copia della denuncia alla polizia municipale, alla guardia di finanza, alle asl e all'agenzia delle Entrate un qualche fondamento deve averlo perché l'assessore alla Scuola, Gianluigi De Palo, ha «mandato, ad aprile, una lettera ai municipi per invitarli a fare i controlli. Anzi, in alcuni casi, è già intervenuta la municipale». Precisa, l'assessore, che la sua iniziativa nasce da un'attenzione suscitata da «alcune famiglie che si presentavano in Campidoglio per avere i soldi del voucher, solo che la fattura era emessa da strutture non autorizzate e quindi noi non abbiamo pagato». Evidentemente il problema - che certo non riguarderà tutte le 75 strutture finite nel dossier - esiste. E siccome la legge che disciplina la materia è regionale, il consigliere Rocco Berardo ha presentato anche un'interrogazione al presidente Renata Polverini.
A Roma ci sono ottomila bambini in attesa di un posto negli asili pubblici, quindi la domanda di «accoglienza» è altissima. «Gli elenchi comunali - spiega il segretario romano dei Radicali Riccardo Magi, che insieme con Berardo firma la denuncia - contengono le strutture comunali, quelle private convenzionate e quelle autorizzate. Le settantacinque individuate non sono in nessuno di questi elenchi. La domanda è: perché? Operano in sicurezza? Rispettano gli standard di qualità previsti dall'autorizzazione? E allora perché non ne fanno richiesta?». «Sì, però attenzione al furore ideologico», replica l'assessore Gianluigi De Palo. I motivi per i quali le strutture finite nel dossier dei Radicali non compaiono negli elenchi comunali possono essere molteplici: potrebbero non operare come asili ma come ludoteche o baby parking o come oratori dei piccoli, «e quindi - aggiunge De Palo - avere diritto a un diverso regime, oppure potrebbero essere cooperative di famiglie che in base al principio di sussidiarietà si organizzano autonomamente, realtà che andrebbero valorizzate. Come detto noi stiamo eseguendo i controlli già da un po': adesso segnaleremo queste strutture ai Municipi, è nell'interesse di tutti approfondire perché con la sicurezza dei bimbi non si deve scherzare». Per Magi «è un dovere avvisare i genitori della situazione. Oltre a quello della sicurezza, che pure basterebbe, c'è un dato economico: alcune delle strutture che abbiamo segnalato offrono il servizio sottocosto, a 30o euro, quando il Comune, per le strutture "ufficiali" paga una retta di 715 euro. Facendo pagare meno, offrono la stessa qualità?». E così, propone, «il Campidoglio potrebbe apporre una targa all'esterno degli asili autorizzati. Al momento, invece, Internet e i giornali di quartiere sono colmi di pubblicità di queste strutture...».
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