Giustizia: il piano del governo per le carceri, liberazione anticipata e più lavoro ai detenuti

Napolitano e Cancellieri la considerano “una delle più gravi emergenze del Paese”, al punto da rendere necessario un decreto legge. Sulle carceri, una manovra urgente come quella che sarà approvata tra venerdì e sabato (la data è ballerina) non si ipotizzava da tempo. Ma stavolta il ministero della Giustizia è deciso a portare a casa un pacchetto che potrebbe ridurre i detenuti, tra vecchi e nuovi ingressi, di circa 3.500 - 4mila persone.
Quattro punti chiave: pene alternative alle patrie galere per delitti puniti fino a 4 anni, mentre oggi il tetto si ferma a 3 anni, e per un parterre di reati più ampio rispetto a quello ristretto di oggi. Margini più ampi per il binomio liberazione anticipata e affidamento in prova (oggi bloccato a 3 anni). Ricorso più massiccio al lavoro esterno per chi, comunque, continua a vivere in carcere. Meno detenzione per il tossicodipendente che delinque.
Il decreto, in queste ore, è una sorta dì “cantiere aperto”. Ne circolano più versioni. Fino all’ingresso a palazzo Chigi sono possibili modifiche. Ma un fatto è certo. Tra il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano c’è la sintonia necessaria per utilizzare lo strumento del decreto. Del resto, la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo sui 3 metri obbligatori per ogni detenuto, con l’obbligo di cambiare lo stato attuale entro maggio 2014, crea le condizioni per utilizzare uno strumento urgente. Che farà discutere chi ritiene che gli autori di certi reati, come il furto in casa, non debba fruire di ulteriori agevolazioni di pena.
Del resto, anche il Parlamento si muove in questa direzione. La presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, d’accordo con il capogruppo del Pdl Enrico Costa, sta lavorando per ampliare la famosa “messa in prova”, istituto che consente di evitare processo e condanna per chi accetta di scontare la pena con lavori di pubblica utilità.
Dal tetto dei 4 anni previsti si passerebbe ad applicarlo anche a furti aggravati e ricettazioni. Non basta. Il giudice dovrà valutare se dare gli arresti domiciliari per pene fino a 6 anni. Erano 4 anni con il dal Severino. In più un senatore, Luigi Manconi, e un deputato, Sandro Gozi, hanno presentato proposte su indulto e amnistia. Cancellieri risponde che ciò dipende dal Parlamento.
Più pene alternative. Passa da 3 a 4 anni, per i condannati definitivi, il tetto della pena che consente di chiedere una misura alternativa al carcere. Già oggi, con una condanna fino a 3 anni, non si va in cella, ma si ottiene una sospensione per 30 giorni, nei quali chiedere una misura alternativa. Con il decreto, si guadagna un anno.
Restano esclusi i reati gravi, ma cade l’attuale limitazione per i detenuti pericolosi e per quelli che hanno commesso più volte lo stesso delitto, i cosiddetti recidivi reiterati. Maglie più larghe anche per il tipo di crimini commessi, ad esempio potrà ottenere l’accesso al lavoro esterno al carcere chi ha fatto un furto in casa o chi ha appiccato un incendio nei boschi, ma soprattutto gli immigrati clandestini che abbiano compiuto un reato.
Liberazione anticipata. È la misura più soggetta a modifiche prima di licenziare il decreto. Un’ipotesi prevede di aumentare l’attuale abbuono di un mese e mezzo ogni sei per il detenuto modello, portandolo a due mesi. In pratica, un bonus di 2 mesi ogni 6 scontati. Varrebbe per tutti i reati, anche quelli gravi, in caso di condotta meritevole.
Lavoro esterno. Più ampio l’accesso al lavoro esterno al carcere dopo aver scontato un terzo della pena e 10 anni se la condanna è all’ergastolo.
Droga. Agevolazioni per il tossicodipendente che commette reati non particolarmente gravi.
Non entrerà in carcere, ma potrà fare lavori di pubblica utilità. Cade il limite dei reati di lieve entità e potrà fruirne anche chi ha commesso delitti più gravi.
Cancellieri: "al Cdm di sabato decreto tampone"
L'emendamento presentato dal governo prevede che il giudice tenga conto della gravità del reato. Guardasigilli: "Modifiche in entrata e in uscita per alleggerire la pressione sulle carceri". Detenzione domiciliare per i delitti puniti con la reclusione fino a sei anni: è quanto prevede un emendamento presentato dal governo alla legge delega sulla messa alla prova e sulle pene detentive non carcerarie. Il testo all'esame prevedeva l'applicazione dei domiciliari per delitti punibili fino a un massimo di quattro anni.
Il testo prevede che il giudice nell'applicare i domiciliari debba tenere conto dei criteri indicati nell'articolo 133 del codice penale che riguarda la gravità del reato e la sua valutazione agli effetti della pena. Al ddl sono stati presentati anche altri emendamenti da parte dei due relatori Ferranti e Costa. Il termine per i sub-emendamenti è stato fissato alla Camera in commissione Giustizia, per lunedì prossimo alle 12. Intanto la Guardasigilli, Annamaria Cancellieri, a margine della conferenza dei Prefetti, annuncia: "Al Consiglio dei ministri di sabato prossimo sarà approvato un decreto per alleggerire la pressione sulle carceri, con modifiche sia in entrata che in uscita: è un provvedimento tampone, urgente, che farà uscire non più di tre 3-4.000 detenuti". Ieri era stata diffusa dall'Ansa una bozza del decreto carceri che verrà appunto esaminato al prossimo Cdm. Per il piano carceri, invece, ha spiegato Cancellieri, "ci vorrà un po' di tempo. Noi dobbiamo dare una risposta all'Europa per il maggio prossimo ed io conto di varare il piano per l'autunno".
//
SU