Grido d'allarme dalle carceri piemontesi “Una polveriera pronta a scoppiare”

Dalla Rassegna stampa

La sensazione e che ci sia qualcuno che ha nostalgia delle rivolte degli Anni 70 del secolo scorso, con i detenuti sui tetti e le celle incendiate». I radicali Igor Bonn e Giulio Manfredi non vogliono passare per allarmisti, ma parlano di una situazione di sovraffollamento delle carceri piemontesi che «è un eufemismo definire preoccupanti». Già, perché rispetto ad una capienza di 3634 posti le strutture penitenziarie regionalo ne ospitano 1574 in più. In tutto 5212, «un numero allarmante rispetto alle ispezioni di tre anni fa quando scoppiò l'emergenza carceri e a Ferragosto in Piemonte erano recluse 4847 persone».

Nelle scorse settimane i radicali hanno incontrato gli agenti penitenziari e i rappresentanti sindacali e con le loro informazioni hanno costruito una mappa della situazione che mette in luce come «i dati piemontesi sul sovraffollamento sono in linea con la cronica "emergenza carceri" esistente nel resto d'Italia». I due esponenti radicali parlano di una situazione «esplosiva» come dimostrano «i suicidi e i tentati suicidi, gli oltre 100 atti di autolesionismo registrati nella prima metà del 2011 (dato certamente sottostimato), le aggressioni da parte dei detenuti nei confronti degli agenti e le proteste, collettive e personali, contro l'indecenza anti-costituzionale delle carceri italiane».

Il carcere di Verbania registra l'indice di sovraffollamento più alto del Piemonte: 103 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 54. In termini percentuali significa il 90,7%. La situazione ad Alessandria (Don Soria) è migliore: 39 detenuti in più della capienza massima di 352 posti. Indice di sovraffollamento dell'11,1%. Il problema investe strutture piccole e medie strutture di detenzione ma, naturalmente, assume una dimensione più preoccupante alle Vallette di Torino, dove sono reclusi 462 detenuti in più che portano il numero complessivo di reclusi a quota 1554. Secondo i radicali «il "Lorusso e Cotugno" rappresenta un'emergenza nell'emergenza» anche se Alba, Alessandria San Michele, Asti, Biella, Ivrea, Saluzzo, Verbania e Vercelli registrano dati sopra la media.

Boni e Manfredi spiegano anche che «un aspetto troppe volte tenuto sotto traccia è la situazione drammatica che vivono tutti i giorni gli agenti di polizia penitenziaria, senza mezzi e con personale sottodimensionato rispetto alle esigenze. Non è un caso che il livello dei suicidi di chi svolge quel lavoro sia il più elevato tra tutte le professioni svolte in Italia».

Che fare, allora? I radicali chiedono che il Consiglio regionale del Piemonte istituisca il garante regionale delle carceri così come previsto dalla legge approvata nel 2009. Il motivo? L'articolo 2 della legge, infatti, il Consiglio Regionale avrebbe dovuto designare il garante «a inizio legislatura» ma sono «passati 16 mesi esatti e non è stata fatta la designazione nonostante siano giacenti da oltre un anno le candidature».

Secondo i radicali «serve una figura istituzionale a livello regionale che segua la situazione delle 13 carceri piemontesi e affianchi il lavoro degli operatori». Perché è evidente che di fronte ad una situazione di emergenza «le visite ispettive di parlamentari e consiglieri regionali sono certo importanti e da incentivare, magari per andare a trovare anche i poveri cristi, ma non bastano». Per questo i radicali chiedono al Presidente del Consiglio Regionale, Valerio Cattaneo, l'impegno a scegliere questa figura alla ripresa dell'attività consiliare.

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