Governatore Rossi, in cella sono morte 11 persone

L'urgenza di oggi, a livello locale, nazionale e transnazionale, è dunque il riconoscimento e l'attuazione delle norme che negli ultimi cinquant'anni sono state codificate dalla comunità internazionale. Più in particolare, siamo obbligati ad occuparci delle drammatiche condizioni in cui versano i cittadini detenuti soprattutto per i trattamenti inumani e degradanti che sono costretti a subire: le quotidiane tragedie dei suicidi e degli atti di autolesionismo che incombono all'interno degli istituti penitenziari sono la diretta testimonianza di un problema che l'Italia non può tollerare.
Una realtà che attanaglia anche la Toscana e in particolare Firenze: undici morti in carcere, cinque dei quali per suicidio (1 a Lucca, 1 a Pisa e 3 a Firenze), due per overdose (entrambi a Firenze) e quattro per malattia.
Un preoccupante aumento del tasso di decessi, di violenza e di suicidi che si acuisce a causa della totale assenza di un livello assistenziale sanitario adeguato.
Le scelte politiche e istituzionali degli ultimi anni non sono state sufficienti ad assicurare le garanzie sanitarie alla popolazione detenuta in linea con i livelli e le prestazioni offerti a tutti i cittadini. In Toscana uno studio del 2013 dell'Agenzia regionale della sanità ha evidenziato come il 71,8% dei detenuti nei 18 istituti penitenziari toscani è affetto da almeno una patologia.
Questo è il quadro di trattamenti inumani nelle carceri sanzionato dalla Corte Europea per i Diritti umani che ha rinviato a maggio 2015 il giudizio in merito sullo Stato italiano considerando effettivi i "rimedi risarcitoci" (8 euro per ogni giorno di tortura) approvati dal Parlamento. Ma a questo proposito proprio dalla Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, Antonietta Fiorillo è venuta la denuncia della sostanziale ineffettività e inapplicabilità di tali rimedi: su oltre 1200 domande presentate dalle persone detenute nei mesi scorsi solo una è stata accolta dal Tribunale del capoluogo toscano.
Come caso paradigmatico della tortura carceraria abbiamo individuato Bernardo Provenzano (di cui chiediamo la decarcerizzazione): un uomo ormai incapace di intendere e di volere ma ancora costretto al regime del 41bis, nonostante la richiesta di revoca delle procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze.
E ancora più preoccupante è la sorte di centinaia di cittadini condanna-ti atergastólo ostativo, al "fine pena mai". Una pena inutile e crudele che non si sconta ma si subisce, una vera e propria "pena di morte nascosta" come la definì lo scorso 23 ottobre Papa Francesco.
Un quadro della situazione che ci obbliga a chiedere l'immediata introduzione del reato di tortura e la nomina di un Garante nazionale delle carceri.
Come Radicali siamo certi che provvedimenti combinati di amnistia ed indulto siano allo stato attuale di urgente necessità ad una riforma strutturale della giustizia atta a riportare il nostro Paese nell'alveo della propria legalità costituzionale e del diritto internazionale.
Queste motivazioni hanno indotto Marco Pannella ad iniziare un nuovo sciopero totale della fame e della sete e a lui si sono uniti centinaia di cittadini che hanno deciso di dare corpo alle parole contenute nel messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma anche a quelle pronunciate da Papa Francesco in occasione dell'incontro con i delegati dell'Associazione Internazionale di Diritto Penale.
Le chiediamo, Signor Presidente, di rappresentare la Toscana in questa importante e indispensabile battaglia per la difesa dei diritti umani e dello Stato di Diritto aderendo all'iniziativa nonviolenta in corso e di procedere con la convocazione di un Consiglio regionale straordinario proprio sul tema carcerario con particolare attenzione al tema della salute di pertinenza della Regione. Un tema che emerge in tutta la sua drammaticità anche nella recente indagine dell'Ars, strumento importante ma utile solo se oggetto di dibattito e decisione politica che vada verso il superamento delle condizioni incostituzionali e contrarie ai diritti umani che permangono ancora oggi anche negli istituti della nostra regione. La Toscana deve essere all'altezza della sua tradizione nel diritto penale e dunque in prima linea in questa battaglia.
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