Governati e governanti

Non è più il faccione rubicondo di un tempo, di quando - forte delle centinaia di migliaia di voti dei siciliani - distribuiva abbracci e baci e frequentava ora Palazzo dei Normanni (sede del primo Parlamento europeo ed oggi della presidenza della Regione Sicilia), ora le austere sale di Palazzo Madama.
I capelli grigi tradiscono lo stress per la perdita del potere e così pure il viso smagrito, che Totò Cuffaro giustifica non con il rimpianto per le «leggerezze» riconosciute, ma piuttosto per la «vita sana» che conduce in carcere. Così si è espresso in un'intervista concessa a Fulvio Milone della Stampa.
Eppure fa un certo effetto scorgere Totò vasa-vasa tra la folla di detenuti in attesa di poter cogliere uno sguardo, una parola di conforto dal Papa venuto a lenire le loro sofferenze. Cuffaro ha già incassato i commenti sorpresi di tanti osservatori, addirittura sbalorditi per la scelta di un politico che ha dignitosamente accettato una sentenza, senza gridare al complotto o alla dittatura dei giudici. Un gesto normale, si potrebbe dire, se non venissimo da una lunga notte di confusione lungo la quale si è smarrito l'orientamento, la strada dei diritti e dei doveri.
Ma quella faccia che fa capolino tra il carcere e il Papa trasmette qualcosa in più. Si è tentati di considerarla la foto che prova l'avvenuto allontanamento dalla stagione della logica capovolta e dell'arroganza del potere. Un politico di successo che subisce lo stesso destino di un comune cittadino - dopo aver, anche parzialmente, preso atto dei propri errori e accettato le sanzioni - fa ancora «scandalo», ma, nello stesso tempo, trasmette la rassicurante sensazione che forse è possibile ripristinare il normale corso dei corretti rapporti tra governati e governanti. Anche magari rinunciando a qualche «frizzante» eccesso per una più sobria normalità.
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