Giustizia: Ucpi contro l'emendamento sui recidivi, decreto-carceri liquidato a prezzi di saldo politico

Dietro i buoni propositi più volte annunciati, “la maggioranza finisce per liquidare il decreto svuota carceri a prezzi di saldo politico”. Dura la critica dell’Unione Camere Penali riguardo l’emendamento approvato oggi dall’Aula di Montecitorio che riduce la possibilità di concedere benefici ai recidivi.
“Quello che poteva essere il primo segnale di inversione di tendenza rispetto alla fallimentare legislazione penale degli ultimi anni, che ha prodotto la disastrosa situazione delle carceri e la conseguente condanna dell’Italia da parte della Cedu - sottolinea l’Ucpi - si sta risolvendo in un sostanziale nulla di fatto. Dopo la sconfessione del Senato il dl governativo era stato nuovamente rielaborato in Commissione alla Camera, restaurando la primitiva impostazione, anche a seguito dei rilievi mossi, tra gli altri, dall’Unione delle Camere Penali, ma il passaggio nella assemblea, con la reintroduzione di restrizioni e divieti frutto, prima ancora che di calcolo politico, di una sconcertante arretratezza culturale, sta definitivamente liquidando l’intervento, ed il fatto che talune, poche e timide, innovazioni siano residuate non cambia il giudizio finale”.
Peraltro, al di là della specifica vicenda legislativa, questo segnale “dimostra che la politica sulla giustizia in questa legislatura - aggiungono i penalisti - è ancora ostaggio delle demagogia securitaria nella quale si distinguono le opposizioni, Lega e Movimento 5 stelle in prima fila, ma che non si scrollano di dosso neppure i partiti della maggioranza. Se questo è il buongiorno il futuro della legislatura sarà pesantemente condizionato da questa inadeguatezza - di cui la mancata difesa del testo elaborato dalla Commissione Giustizia è testimonianza fedele - di talché anche gli altri annunciati interventi sul sistema penale finiranno per pagarne lo scotto”.
L’Italia, conclude l’Ucpi, ha bisogno di “tutto meno che di riformicchie abortite per mancanza di coraggio, lo reclamano la condizione disumana delle carceri, l’inefficienza complessiva del sistema e non ultimo i moniti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a cui, entro la fine dell’anno, di questo passo il Paese non riuscirà ad adeguarsi. In questa situazione ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità, come i penalisti non mancheranno di fare adottando le forme di protesta che la gravità della situazione impone”.
Patriarca (Pd): dl è risposta a nostra arretratezza
“Il dl sulle pene alternative è una risposta all’arretratezza delle nostre carceri. Chi, come la Lega, parla di svuota carceri lo fa in mala fede”. Lo afferma il deputato del Pd Edoardo Patriarca, componente della Commissione Affari Sociali. “Abbiamo la possibilità di coniugare sicurezza dei cittadini e rispetto dei diritti dei detenuti. Una nazione evoluta non può ragionare con la logica del chiudi e butta la chiave - continua Patriarca. È ora di intervenire per evitare che la situazione si aggravi ancora di più e che l’Italia subisca nuove condanne dall’Europa”.
Cirielli: FdI continuerà sua battaglia di civiltà
“Fratelli d’Italia accoglie con soddisfazione l’emendamento presentato dalla Commissione Giustizia della Camera ed approvato oggi dall’Aula di Montecitorio che riduce la possibilità di concedere benefici ai recidivi”. Lo dichiara Edmondo Cirielli, deputato di “Fratelli d’Italia” e componente dell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio.
“Si tratta di un piccolo passo in avanti - spiega - che purtroppo, però, non cancella i disastri del provvedimento voluto dal Governo Pd-Pdl, che impatterà sulla sicurezza dei cittadini, sulla dignità delle vittime e la stessa credibilità dello Stato, dal momento che si elimina l’unica riforma seria del centrodestra in materia di giustizia - la legge ex Cirielli - che prevedeva un irrigidimento del sistema di esecuzione penale e processuale per i pluri recidivi”. “Fratelli d’Italia - conclude Cirielli - continuerà la sua battaglia di civiltà contro queste norme di clemenza e di perdonismo che compromettono la certezza della pena, la tutela delle vittime e scaricano tutto sulle Forze dell’Ordine”.
Fedriga (Ln): messa in sicurezza nuovi impianti carcerari
“Questo è un provvedimento che si basa assolutamente sulla demagogia, ovvero trova delle soluzioni che soluzioni non sono. Infatti, non diminuirà assolutamente il numero di carcerati e, quindi, il sovraffollamento delle carceri non sarà un problema risolto, ma si fa passare un messaggio, che dopo si traduce in atti concreti: quello della non certezza della pena. È chiaro che la giustificazione per la quale si dice che la pena è garantita, ma semplicemente non si svolge in carcere, non regge dal punto di vista sostanziale perché, quando si permette a queste persone di scontare la pena comodamente sul proprio divano di casa, non si può pensare e non si può parlare soprattutto di certezza della pena.
L’unica soluzione che si può andare a intraprendere in modo concreto è quella, in primo luogo della costruzione o della messa in sicurezza di nuovi impianti carcerari, e, in secondo luogo, iniziare quella virtuosa opera, che aveva iniziato Maroni quando era Ministro dell’interno, ovvero riattivare gli accordi bilaterali al fine di far scontare ai detenuti la pena nel loro Paese di origine. Riteniamo che questo sia il passaggio chiave che possa risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, perché voglio ricordare che circa un terzo dei detenuti nelle nostre galere proviene da Paesi stranieri.
Una via d’uscita che rappresenterebbe anche, per i nostri cittadini, un momento di estrema chiarezza, perché riteniamo che, in un momento di difficoltà economica, pensare di continuare a spendere centinaia di euro al giorno per ogni singolo detenuto, che oltretutto proviene da Paesi esteri, sia quanto meno ingiusto.
Se si riuscisse a mettere in atto questo tipo di accordi bilaterali, sicuramente, riusciremmo a risolvere la situazione sia dal punto di vista economico, sia, soprattutto, dal punto di vista della possibilità di avere delle carceri con un numero adeguato di detenuti. Questo provvedimento voluto dal Governo, invece, questo decreto, va nella direzione opposta: non vuole, non intende e non riuscirà a risolvere il problema; continua, invece, a cercare di rendere impuniti, non punire, coloro che hanno commesso dei reati molto gravi. Fortunatamente, grazie anche all’intervento della Lega, qualche reato siamo riusciti ad escluderlo. Ricordo che il testo giuntoci dal Senato ricomprendeva anche...” Queste le parole del deputato della Lega Nord, Massimiliano Fedriga interviene in Aula a Montecitorio dove è in discussione il disegno di legge di conversione del dl svuota carceri.
Sappe: evitare automatismi e favorire lavoro in carcere
“L’esame del Dl carceri dovrebbe, ad avviso del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe, partire da alcuni punti fermi: favorire l’obbligatorietà del lavoro in carcere, le espulsioni dei condannati stranieri per far scontare loro la pena nei penitenziari dei Paesi di provenienza, accelerare i tempi dei processi e diminuire i tempi della custodia cautelare in carcere. Ed anche agevolare strutture sociosanitarie per permettere di scontare la pena, in luoghi differenti dai penitenziari; potenziare i posti disponibili per persone affette da disturbi psichici in comunità terapeutiche o a doppia diagnosi e il ricovero diretto, in comunità terapeutiche, per i tossicodipendenti. Va sempre garantito, però, il diritto dei cittadini onesti ad avere città più sicure, assicurando la giusta punizione per coloro che commettono reati”.
A dichiararlo è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, commentando l’esame alla Camera dei Deputati del Dl carceri.
Per Capece, se la politica volesse intervenire concretamente sui problemi penitenziari potrebbe farlo con 3 provvedimenti concreti: “Processi più rapidi, espulsione dei detenuti extracomunitari per far scontare loro la pena nel paese di provenienza e soprattutto far scontare la pena ai tossicodipendenti in una comunità di recupero - conclude -. “È ovvio che se, come oggi, i detenuti stanno 20 ore in cella, questo alimenta tensioni. Dovrebbero lavorare, ma ci vuole una legge apposita e la volontà politica per farla, che nel nostro Paese non c’è. In Germania è così. Lavorano con soddisfazione perché stare fuori dalla cella dà senso di serenità ed è diverso che stare 20 ore rinchiusi senza fare nulla, alternandosi tra chi sta seduto e in piedi per mancanza di spazio.
Questo acuisce la tensione, quindi aggressioni e tentati suicidi. Ma la relazione sul lavoro in carcere recentemente presentata in Parlamento dal Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Tamburino attesta ben altra realtà, con pochissimi detenuti che lavorano. E anche su questo il Capo Dap dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, rimettendo l’incarico che ricopre nelle mani del Ministro della Giustizia…”
//
SU