Giustizia: tra 11 giorni scade il termine fissato dalla Corte dei diritti dell’uomo

Dalla Rassegna stampa

Vorrei comunque invitare i lettori ad ascoltare almeno una volta la trasmissione "radio carcere" il martedì sera su radio radicale. Solo una volta, perché è la trasmissione più angosciosa che conosca e spesso ci parla gente uscita di fresco dal "fresco", raccontando cosa sono le nostre carceri, dove può capitare anche solo per sfortuna a ciascuno di noi o dei nostri cari di finire, e chi vi è detenuto con merito, finisce per dover essere considerato anch'esso a volte quasi martire. Il 28 maggio l'Italia dovrà dimostrare alla Corte dei diritti dell'uomo che ha aumentato lo spazio per i detenuti e migliorato le condizioni inframurarie, pena una multa salata e rimborsi milionari (si stima al momento che potrebbero essere di 150 milioni di euro, ma è una stima assai ottimistica del dipartimento delle carceri) Di fine aprile 2014 la pubblicazione di un report del Consiglio d’Europa che vede l’Italia penultima, prima della Serbia, nella qualità delle condizioni detentive… e questo nonostante gli ultimi interventi per far diminuire la popolazione carceraria, che a fronte di circa 40.000 posti effetticamente disponibili, era di 66.000 all’epoca della sentenza Torreggiani, è di 59.000 oggi. Da maggio 2013 a maggio 2014, l’Italia aveva un anno per mettere mano al sistema carceri ed evitare che Strasburgo accogliesse le centinaia di ricorsi già pendenti di detenuti ed ex detenuti, con conseguente condanna a risarcimenti milionari. Poco è cambiato. Nessuno vuol ricordare che dallo stato delle carceri si misura il grado di democrazia e di civiltà di un paese e che dove non vige lo stato di diritto, anche per chi ha sbagliato, non vige per nessuno. Nessuno vuol ricordare che la Carta costituzionale ci parla di umanità e dignità della persona come aspetti fondamentali dell’esistenza, ancora più importante se si tratta di una persona reclusa. La sentenza Torreggiani è stato un toccasana in tal senso, perché ha accelerato l'avvio di un processo che comunque era destinato a partire. Ma nel frattempo si sono avvicendati i governi e non c’è stato il tempo, pur volendo, di fare nulla. E la prepotente urgenza, di cui parlava il Presidente Napolitano nel 2011, è ancora urgenza. C’è chi pensa che occuparsi delle condizioni dei detenuti sia una perdita di tempo, per questo credo che la sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo sia stata salutare: quando si mette mano nelle tasche si capiscono sempre meglio anche i problemi. Ma adesso siamo arrivati alla resa dei conti: mancano pochi giorni al termine ultimo imposto all’Italia per risolvere il problema. Il ministro della Giustizia si sposterà nella sede delle istituzioni europee già alcuni giorni prima, immagino e spero per coordinarsi con gli avvocati e cercare di limitare i danni che potrebbero costare un salasso alle disastrate casse pubbliche. La sentenza Torreggiani ha appena stimolato un processo che avrebbe invece bisogno di profondi interventi, ma ha comunque prodotto qualche risultato positivo: un aumento della capienza complessiva delle strutture, grazie all’apertura di nuovi istituti o nuove parti di quelli già esistenti (per esempio tre nuove strutture in Sardegna, tre nuovi reparti per 700 posti in tutto in Lombardia), nonché di una serie di provvedimenti legislativi, come quello sulla messa alla prova o il più recente sulle droghe, che fanno abbassare il numero della popolazione, oggi a 59mila di fronte ai 66mila di un anno fa. Ma le carceri non sono le case dei dimenticati, non sono luoghi in cui vorremmo archiviare la monnezza. Non possiamo lasciare i detenuti in balia delle organizzazioni criminali. Se il carcere diventa questo, allora il fallimento sarà completo.

 

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