Giustizia: la strada stretta dell’amnistia

Dalla Rassegna stampa

Io non so, francamente, se la sinistra abbia davvero deciso di suicidarsi, prima col governo che molti hanno battezzato “dell’inciucio”, e poi prossimamente con l’amnistia. Per dare l’idea di cosa pensi il popolo del Pd di un provvedimento così impegnativo posso citare un fatto di cui sono stata testimone. Prima delle elezioni ho partecipato a un dibattito in cui il protagonista era l’attuale presidente del Senato Pietro Grasso, allora capolista per il Lazio, e io ero nelle vesti di intervistatrice. Bene. Gli ho posto la domanda sull’amnistia, per capire se fosse o meno favorevole. Ho premesso che, in generale, la gente non lo è, ma vive l’amnistia come un colpo alla sicurezza, la considera una scorciatoia dietro la quale sta l’incapacità di gestire in modo efficiente le carceri. Ho aggiunto che era sufficiente fare un sondaggio in sala per alzata di mano - e ci saranno state 200 persone di cui molte del Pd - per avere la riprova della mia convinzione. Grasso ha detto la sua e poi mi ha esortato a fare effettivamente la verifica che avevo proposto. Le mani a favore dell’amnistia sono state pochissime, quelle contrarie la netta maggioranza. Del resto, lo stesso Berlusconi, intervistato da Claudio Tito su Repubblica, alla domanda sull’amnistia ha risposto che se fosse varata “la gente non capirebbe”.
Ora, due premesse sono necessarie. La prima, ideologica. In sé e per sé, non ho nulla contro l’amnistia. Un governo forte, in un paese stabile, si può permettere una misura di clemenza. Soprattutto se, fino a quel momento, ha fatto di tutto per gestire al meglio il pianeta carceri (e, per responsabilità di tutte le forze politiche, non è così). Se ha fatto le leggi giuste (depenalizzazione ragionevole ed equilibrata, misure alternative alla detenzione), se ha abolito quelle sbagliate perché “produttrici” di detenuti (leggi: Bossi-Fini sull’immigrazione, Fini-Giovanardi sulla droga, Cirielli sui benefici carcerari), se l’amnistia non si trasforma in un inutile pannicello caldo - com’è accaduto per l’indulto del 2006, quando le celle si riempiono di nuovo nell’arco di un paio d’anni - allora nulla osta che percorra la strada dell’amnistia.
La seconda premessa è politica. È un governo “forte” che si può permettere un’amnistia. Un governo senza ombre. E sul governo Letta invece l’ombra di Berlusconi e dei suoi processi, delle sue eventuali condanne, si staglia lunghissima. L’amnistia dev’essere un provvedimento pulito, trasparente, nella logica e nello spirito di favorire i poveracci che stanno in galera. Non a caso, per l’amnistia come per l’indulto, si parla di una misura di clemenza. Per questo il Papa non si vergogna a chiederla, per questo un presidente come Napolitano non ha timore di invocarla. Ma sarebbe un cattivo regalo percorrere la strada di un’amnistia inquinata, già sporca all’origine, viziata inesorabilmente dal sospetto del favoritismo per Berlusconi o per chiunque si trovi nelle sue condizioni. E sono tante, troppe le inchieste anche recenti che hanno travolto la “casta”.
Intendiamoci. Si può varare un’amnistia con esclusioni tali e con un tetto di pena talmente basso da escludere non solo chi ha commesso reati gravissimi e gravi (e così si è fatto in passato), ma anche tutti i crimini dei colletti bianchi, il grande capitolo dei delitti contro la pubblica amministrazione. Quindi fuori la concussione (leggi processo Ruby di Berlusconi), fuori la frode fiscale (leggi processo Mediaset di Berlusconi), fuori corruzioni, falso in bilancio, e così via. Berlusconi, da questa ipotetica amnistia, non dovrebbe trarre alcun vantaggio. I suoi fans si chiederebbero: e perché? La risposta sarebbe semplice: perché i suoi reati, se confermati da una condanna definitiva, sono troppo gravi per essere cancellati. Perché, conviene ricordarlo, l’amnistia è un totale colpo di spugna che cancella pena e reato.
Sarebbe, comunque, una battaglia estenuante. Destinata a mettere un timbro permanente sul governo dell’inciucio. Io non so se chi parla di carcere - Letta per primo nel suo discorso alle Camere, Cancellieri, Schifani, e tanti altri - abbia davvero in mente l’amnistia per risolvere il dramma del sovraffollamento. So però che politicamente la via dell’amnistia è strettissima, inevitabilmente fangosa, piena di botole, e che da essa si esce sì con uno sconto di pena, ma anche con le ossa rotte.
Post scriptum. A questo punto sono anche curiosa di sapere cosa pensano dell’amnistia gli amici del blog… Mi interessa capire se la considerano una misura strutturale per risolvere i problemi delle carceri e della giustizia, o un intervento estemporaneo, più dannoso che vantaggioso.

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