Giustizia: il sovraffollamento è il problema principale delle carceri… non il 41-bis

Dalla Rassegna stampa

Estremizzare il tema del 41 bis, il regime di detenzione ad elevata sicurezza per i reati di terrorismo e associazione mafiosa, sta facendo perdere di vista che il problema principale delle carceri italiane è il sovraffollamento. Ma voler riaprire il carcere dell’Asinara, chiuso da oltre tre lustri, è davvero assurdo. Non ha fondamento e logica far riecheggiare il nome dell’isola Parco per affrontare e risolvere una questione che non esiste.
Sorprende che la proposta, l’ultima in ordine di tempo, provenga da un Magistrato come Domenico Fiordalisi. Innanzitutto non si può dimenticare che l’Asinara è un Parco naturale con endemismi unici nel Mediterraneo. È noto inoltre che in Sardegna si stanno costruendo 4 nuove carceri e che circa 180 detenuti, suddivisi tra Cagliari-Uta e Sassari-Bancali, saranno custoditi in condizioni particolarmente dure. Si parla principalmente di detenuti mafiosi o camorristi che, secondo il Magistrato e non solo, rappresentano un grave pericolo per la società sarda per le possibili ramificazioni di tipo mafioso o camorristico.
Sono valutazioni che inducono a riflettere e fanno emergere aspetti contraddittori. Da un lato si dimentica che se l’Italia non provvederà entro maggio 2014 a ripristinare condizioni umane di vivibilità dentro le strutture penitenziarie alle persone private della libertà, dovrà pagare una multa salatissima. La Corte Europea dei Diritti Umani ha già derogato una volta. Suscita perplessità inoltre che si vogliano trasferire la metà dei detenuti in regime di 41 bis in Sardegna. Ma se ci sono i pericoli di infiltrazione mafiosa, che vengono paventati dal Magistrato e da diversi Parlamentari, è opportuno evitare il trasferimento, visto che finora questo genere di ristretti non ha costituito motivo di allarme sociale benché Asinara e Pianosa non siano più isole-carcere.
Un’altra riflessione deve essere fatta sui lavori infiniti nella struttura penitenziaria di Uta e la qualità di quelli realizzati a Massama-Oristano dove è addirittura mancata la permeabilizzazione. Un’ispezione parlamentare forse avrebbe avuto un positivo effetto. Ora però occorre una svolta con lo sblocco del cantiere di Uta, anche se permangono tutte le perplessità in merito alla finalità ultima delle megastrutture, nate come contenitori e non come luoghi di reale riabilitazione delle persone private della libertà.
La Sardegna ha sempre offerto parti pregiate del suo territorio per soddisfare le necessità contenitive dello Stato ma non ha mai visto applicato il principio di territorialità della pena. Sarebbe ora di trasferire nell’isola i detenuti sardi che lo chiedono e smetterla di pensare a riaperture antistoriche e contrarie a qualunque sviluppo economico locale. La nostra isola soffre troppo per le pesanti servitù penitenziarie - supercarceri disumanizzanti, Istituti ad alta sicurezza, Case Circondariali e Colonie penali che occupano vastissimi territori - e tutti sanno che non sono le strutture detentive a produrre ricchezza.
La proposta di riaprire Asinara e Pianosa, infine, è in contrasto perfino con la storia. Il Governo Obama ha deciso di abbandonare Guantánamo, che è ormai in fase di smobilitazione, e Alcatraz è solo un’attrattiva turistica. In Italia invece si vuole andare contro corrente trasformando i Parchi in luoghi di espiazione delle pene detentive. Così non si risolve il problema del sovraffollamento e si nega lo sviluppo a una comunità depressa economicamente per scelte sbagliate.

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