Giustizia: si discute di amnistia... mentre Governo e Parlamento si occupano di misure alternative

Dalla Rassegna stampa

Mario Mauro (Sc): necessario un provvedimento di amnistia, poi le riforme

Alla vigilia della settimana più difficile per Silvio Berlusconi, con la sentenza Ruby in arrivo lunedì e le fasi finali in Cassazione del maxi risarcimento alla Cir per il Lodo Mondadori, due strade, di direzione opposta, sembrano aprirsi per il Cavaliere. Da un lato c’è chi, nella maggioranza, parla già di un possibile salava condotto giudiziario. È Mario Mauro, ex Pdl approdato in Scelta Civica, secondo cui sarebbe necessario un “provvedimento di amnistia”. “Non prima la riforma e poi l’amnistia, ma il contrario”, dice il ministro della Difesa al Corriere della Sera. “Una stagione di riconciliazione comincia rimuovendo tutte le cause che fanno pensare alla politica come a una dimensione di scontro, senza esclusione di colpi”. Dall’altro è in arrivo una brutta sorpresa per l’ex presidente del Consiglio. Nel decreto Cancellieri sulle carceri - scrive Repubblica - sarebbe prevista una modifica alla norma - introdotta proprio dallo stesso Silvio Berlusconi - che evita il carcere ai condannati ultra settantenni.
Una modifica al codice che allora permise a Cesare Previti, condannato in via definitiva, di evitare di finire dietro le sbarre e che ora - in caso di condanna in autunno del Cavaliere nel processo Mediaset - potrebbe tornare più che mai utile. Potrebbe, appunto, perché proprio su quella norma il neo ministro della Giustizia avrebbe in programma di intervenire. Rendendo possibile la detenzione domiciliare solo nel caso in cui “la pena della reclusione” sia “non superiore a quattro anni”. Un nuovo limite che, in caso di cumulo di pene nei diversi processi che vedono coinvolto il Cav, potrebbe inaspettatamente aprire le porte del carcere anche per lui. Duro il giudizio dell’avvocato di Berlusconi, secondo cui si tratterebbe di una “norma contra personam”.

Costa (Pdl): su amnistia compente è Parlamento ma serve pacificazione

“Le considerazioni del ministro Mauro sulla necessità di una pacificazione come premessa per una riforma della giustizia sono condivisibili. Per quanto riguarda eventuali provvedimenti di clemenza, competente a valutarli sarà il Parlamento e ho visto che in questo senso vi è anche una proposta che viene da un deputato del Partito democratico, che è l’onorevole Gozi, oltre la storica battaglia dei Radicali, e anche il percorso indicato dal ministro Cancellieri non deve essere trascurato”. Lo dice Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera.
“Così come non condividevo l’affermazione secondo la quale il governo non dovesse occuparsi di giustizia - aggiunge - è altrettanto vero che si tratta di questione difficile rispetto alla quale l’esecutivo può affrontare soltanto problemi pratici, ad esempio per quanto riguarda la giustizia civile. La riforma relativa ad aspetti di sistema va trattata in Parlamento, ed occorre intervenire su molti problemi: sistema delle pene da rivedere non fondandolo soltanto sulla detenzione carceraria; situazione degli istituti penitenziari; custodia cautelare, visto che quasi la metà dei detenuti sono in questa situazione e la metà di questi in attesa del giudizio di primo grado”.
“Non bastano quindi provvedimenti tampone, ma servono riforme organiche con forti radici, che per attecchire hanno bisogno di un terreno fertile, che si può creare - conclude Costa - passando per una fase di pacificazione che noi abbiamo sempre cercato, estirpando tutte le polemiche e le situazioni di grande conflitto, e soprattutto accantonando la tentazione di usare la giustizia per combattere ed eliminare l’avversario politico”.

Ferranti (Pd): riforme di sistema e strutturali ma non colpi di spugna

Riforme strutturali per superare il problema del sovraffollamento carcerario e riforma della giustizia per cittadini e imprese senza colpi di spugna, lasciando che politicamente si valuti l’opportunità di provvedimenti di clemenza. Così Donatella Ferranti, del Pd, presidente della commissione Giustizia della Camera, commenta l’ipotesi avanzata dal ministro della Difesa, Mario Mauro, di un’amnistia come premessa da cui partire per arrivare ad una riforma della giustizia. “Occorre fare chiarezza ed evitare di confondere le idee.
Non c’è nessuna guerra in corso e quindi nessuna esigenza di pacificazione. La riforma della giustizia per cittadini e imprese non passa attraverso colpi di spugna. Per quanto riguarda invece la necessità di superare il sovraffollamento carcerario e quindi di rispondere alla sentenza Cedu del gennaio 2013, che dà all’Italia un anno di tempo per adottare misure strutturali e generali, bisogna partire da riforme di sistema come quelle che stanno mettendo in atto Parlamento e governo”. “Amnistia e indulto - conclude Ferranti - sono provvedimenti di emergenza e di clemenza rispetto ai quali occorre una valutazione di altro tipo che è innanzi tutto politica”.

Gozi (Pd): un’amnistia per andare oltre, non per risolvere problemi Berlusconi

“Parlare di amnistia non deve essere vietato dalla presenza dei problemi giudiziari di Berlusconi. Quindi, se l’ipotesi avanzata dal ministro Mauro serve per andare oltre, per affrontare la riforma della giustizia a prescindere dalle vicende di Berlusconi, la condivido. Se invece la proposta di amnistia serve per risolvere le questioni di Berlusconi, non va bene e se questo fosse il senso della proposta, mi sorprende che ad avanzarla sia un ministro”. Lo dice il deputato del Pd Sandro Gozi, che ha presentato una proposta di amnistia e indulto.
“Ma -puntualizza Gozi - essa riguarda i reati punibili fino a quattro anni ed esclude quelli particolarmente gravi dal punto di vista sociale, come quelli a sfondo sessuale, compresa la prostituzione minorile, mafia, terrorismo, corruzione e concussione. Quindi non si applica e non serve a Berlusconi, ma agli italiani, è concepita pensando ai cittadini ma anche all’illegalità, ricordandoci che l’Italia è pluricondannata, che è stata messa in mora dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per risolvere entro dieci mesi il problema del sovraffollamento delle carceri”. “Perciò l’amnistia deve essere un pezzo di una riforma più ampia della giustizia, che comprenda l’ordinamento penale e civile, garantisca processi più veloci, preveda interventi per la depenalizzazione, a cominciare da modifiche alle leggi Bossi-Fini sull’immigrazione e Fini-Giovanardi sulla tossicodipendenza. Dopo 20 anni -conclude Gozi- la riforma della giustizia va liberata e non può più essere ostaggio di berlusconiani e antiberlusconiani”.

Marazziti (Sc): amnistia non è una brutta parola

“Amnistia non è una brutta parola o una scorciatoia: è una necessità”. Così nell’Aula della Camera il deputato di Scelta civica Mario Marazziti, durante la discussione della proposta di legge sulle pene alternative al carcere e la messa alla prova. “Questo ddl è un primo passo per far ritornare il nostro Paese normale e civile”, afferma Marazziti, che sottolinea: “Occorre trovare in Parlamento un consenso largo per approvare un provvedimento di clemenza che permetta, assieme a interventi organici, di cui questo è il primo, di trasformare la patologia italiana in fisiologia”.
“La messa alla prova, l’audizione anticipata del reo da parte del giudice può riassorbire il patetico fenomeno conosciuto come porte girevoli – prosegue. Ma occorre anche rimuovere quegli ostacoli che non permettono alle donne-madri di scontare la pena con i propri figli fino al decimo anno di età fuori dal carcere in case famiglia gestite dagli enti locali”.
“L’Italia - sottolinea Marazziti - è un Paese leader nella lotta alla pena di morte, ma c’è una pena capitale all’italiana, reale e terribile, testimoniata dal numero di suicidi in carcere che, in un sistema orientato al recupero, dovrebbe essere solo l’extrema ratio dell’intervento punitivo. Non è dunque sovversivo, ma ragionevole - conclude - il fatto che lo Stato abbandoni una fallimentare politica meramente segregativa-assistenzialistica del detenuto, lasciando agli enti locali e al privato-sociale, in piena attuazione del principio di sussidiarietà, il compito di un intervento più capillare che possa investire in modo costruttivo nel rapporto con i detenuti”.

Dambruoso (Sc): amnistia senza riforme sistema non risolve problema carceri

“All’interno di Scelta civica Mario Mauro è uno dei rappresentanti con più esperienza politica e in chiave politica l’amnistia può essere una concausa per raggiungere quella stabilità a cui Mauro fa riferimento. Da operatore del diritto dico che le esperienze pregresse di amnistia dimostrano che risolvono il problema del sovraffollamento carcerario solo se inserite in una riforma di sistema dell’intero codice penale e di procedura penale, così come si sta tentando di fare con i primi provvedimenti di questo governo, vedi la messa alla prova e soprattutto le detenzioni domiciliari”. Lo dice Stefano Dambruoso, magistrato e deputato di Scelta civica. “Mauro sottolinea prevalentemente l’aspetto politico della vicenda: oggi il Paese ha bisogno di stabilità politica e quindi è condivisibile il suo approccio. Ma tecnicamente -ribadisce Dambruoso - rammento che è importante non pensare all’amnistia come strumento risolutore del problema dell’affollamento carcerario”.

Cicchitto (Pdl): approvare misure senza indugio, situazione delle carceri incivile

“Fatto in modo equilibrato e con il senso di responsabilità che caratterizza la Cancellieri, i provvedimenti che si misurino con l’insostenibilità della situazione carceraria vanno presi senza indugio perché siamo in una situazione del tutto incivile”. Lo afferma il presidente della commissione Esteri della Camera Fabrizio Cicchitto (Pdl). “Non si capisce perché - sottolinea - dobbiamo seguire i richiami sul rigore economico e non anche quelli che ci possono portare ad un maggior livello di civiltà giuridica, come dalle nostre migliori tradizioni”.

Vietti (Csm): rivedere tutto il sistema della pena, bene primi interventi Governo Letta

“È necessario rivedere tutto il sistema, a partire dalle leggi, dalla carcerazione preventiva e dalla possibilità di dare ai disperati che sono all’interno delle carceri un’alternativa”. Lo afferma il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti, intervenendo a Radio Anch’io sull’emergenza carceri. “Il nostro sistema - sostiene - sconta una pericolosa sfasatura tra la pena prevista nei codici o nelle leggi speciali, la pena comminata e la pena scontata. Questi tre aspetti non coincidono e questo finisce di dare una dimostrazione di inaffidabilità del nostro sistema penale”, quindi, “bene le misure che deflazionino il sovra eccesso di popolazione carceraria, ma se non ripensiamo radicalmente il nostro sistema della pena, nel giro di qualche mese il sovraffollamento si ripresenterà. Questo vale anche per gli eventuali provvedimenti di clemenza di carattere generale”.
“Occorre ripensare a tutto il sistema delle sanzioni - prosegue - Se riuscissimo a fare ricorso a sanzioni alternative alle misure interdittive, a sanzioni pecuniarie e amministrative che in qualche modo sanino il vulnus che il reato ha prodotto ma non necessariamente attraverso il carcere”, questo avrebbe risvolti positivi in materia di “certezza della pena, uno dei capisaldi per cui un sistema giuridico sia credibile”.
Sui primi interventi del governo Letta in tema di giustizia, il vice presidente del Csm afferma: “Serve una politica giudiziaria, ciò che patiamo oggi è un periodo molto lungo in cui sono stati fatti interventi spot, interventi tampone senza una visione coerente di che giustizia vogliamo. I primi interventi del governo Letta vanno in una direzione positiva. Poi però servono provvedimenti strutturali. Come ad esempio l’incentivazione delle misure alternative e un rito più flessibile che si adatti alle necessità delle singole controversie, oltre a un intervento serio sulle impugnazioni. Non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio per ogni causa indipendentemente dal suo valore e dalla sua natura”, conclude.

Serracchiani (Pd): su giustizia no spot ma strategia

Secondo la presidente della Regione, Debora Serracchiani, “il tema della giustizia è complesso e non si può affrontare a spot o a piccoli pezzi, ma con una strategia che li metta tutti insieme”. Lo ha dichiarato oggi a Udine, soffermandosi sul decreto carceri presto al vaglio del Consiglio dei ministri, e ha ricordato che sulla questione “anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo valutazioni da fare su Pordenone e San Vito al Tagliamento, perché c’erano impegni ereditati dalla precedente amministrazione regionale che non aveva trovato la quadra finale”.
Serracchiani ha riferito di “aver chiesto informazioni al ministro della Giustizia; le ho scritto per conoscere quali sono le intenzioni del governo rispetto alla locazione di un carcere nella provincia di Pordenone. Su tutte le carceri abbiamo un problema di sovraffollamento; anche su Trieste, Udine, senza parlare di Gorizia, sono necessari degli interventi che sono di umanità prima ancora che di edilizia carceraria”.
Sull’ipotesi amnistia, Serracchiani ha ribadito che “sulla giustizia bisognerebbe sempre tentare di evitare le scorciatoie, ci vorrebbe una strategia che ci traguardasse mettendo insieme edilizia carceraria, revisione del codice di procedura penale e dei sistemi alternativi alle pene, la capacità di fare sorveglianza sul territorio, per arrivare - ha concluso - a quella che è la cosiddetta certezza delle pene”.

Ferri (Governo): con messa alla prova no impunità ma passo avanti

“Non si può parlare di impunità”, riguardo alla conseguenze della legge sulla messa alla prova e le pene alternative al carcere. Lo afferma in Aula alla Camera il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, che replica così alle dure critiche della Lega al testo. Ferri ribatte alle accuse e parla al contrario di una svolta storica: “Con questa legge di delega il nostro Paese può fare un passo avanti e trovare il giusto equilibrio tra rieducazione, riparazione, certezza della pena e sicurezza”.

Molteni (Lega): ddl è resa incondizionata stato a criminalità

“Il dilettantismo giuridico di questo governo lascia esterrefatti. Questo provvedimento è la resa incondizionata dello Stato nei confronti della criminalità. Mortificare il principio della certezza della pena mettendo a repentaglio l’incolumità dei cittadini non è accettabile ecco perché annunciamo fin d’ora la nostra opposizione più dura e ferma”.
Lo dichiara Nicola Molteni, capogruppo in Commissione Giustizia a Montecitorio, intervenendo in qualità di relatore di minoranza alla discussione generale del testo sulle proposte di legge in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova nei confronti degli irreperibili.
“Più che di salva carceri parlerei di svuota carceri. Definire reati minori il furto in abitazione, lo stalking o la ricettazione è ipocrita e totalmente inaccettabile. Il passato indulto - rimarca l’esponente del Carroccio - non ha certamente risolto il problema del sovraffollamento dei penitenziari e questo provvedimento ne è la prova provata. Esercitare sorveglianza capillare sui detenuti ai domiciliari richiederà un impegno importante da parte delle forze dell’ordine che, per ovvi motivi, saranno costrette a trascurare il controllo dei territori con conseguenze a cascata sulla sicurezza dei cittadini”.

//

 

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani:   Le parole del Presidente Mattarella testimoniano l'urgenza di rivedere il sistema dell'esecuzione penale minorile, che in Italia difetta di regole apposite diversamente da quanto accade in altri paesi europei, e in linea con...
Dichiarazione di Riccardo Magi e Michele Capano, segretario e tesoriere di Radicali Italiani, e di Barbara Bonvicini,tesoriera dell'Associazione Enzo Tortora Radicali Milano   Come Radicali Italiani vogliamo esprimere pieno sostegno alla battaglia nonviolenta del compagno Lucio Bertè,...
La tanto amata (a parole!) Costituzione italiana afferma che la pena ha come obiettivo rieducare il condannato. Nonostante lo spirito illuminato della Costituzione, le prassi che regolano le carceri in Italia e alcune leggi, hanno come obiettivo evidente punire e colpire soprattutto chi non ha...