Giustizia: Sappe; in un anno soltanto mille detenuti in meno, l’emergenza carceri rimane

Dalla Rassegna stampa

“Se confrontiamo le presenze in carcere dell’anno scorso e di quest’anno, alla data del 31 luglio, possiamo constatare solamente mille detenuti in meno, nonostante le roboanti dichiarazioni dei vertici del Dap, che evidentemente vive in una dimensione virtuale. I detenuti erano 66.009 il 31 luglio 2012, sono 64.873 lo stesso giorno del 2013. 1.136 detenuti in meno”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, commentando alcune dichiarazioni del vice Capo del Dap Luigi Pagano. “Ricordo - continua - che la capienza regolamentare delle nostre carceri è di 42mila posti letto. Oggi abbiamo più del 38% dei detenuti in attesa di un giudizio, 23mila stranieri in cella, un detenuto su 3 tossicodipendente, il lavoro penitenziario che è un miraggio perché lavorano pochissimi detenuti e 7 mila poliziotti in meno negli organici.
E stare chiusi in cella 20/22 ore al giorno, senza far nulla, nell’ozio e nell’apatia, alimenta una tensione detentiva nelle sovraffollate celle italiane fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte, evasioni ed incendi che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”.
Secondo Capece, “pensare a un regime penitenziario aperto, a sezioni detentive sostanzialmente autogestite da detenuti previa sottoscrizione di un patto di responsabilità favorendo un depotenziamento del ruolo di vigilanza della polizia penitenziaria, relegata ad un servizio di vigilanza dinamica che vuol dire porre in capo ad un solo poliziotto quello che oggi lo fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza e mantenendo il reato penale della colpa del custode; ebbene, tutto questo è fumo negli occhi. Non crediamo che l’amnistia, da sola, possa essere il provvedimento in grado di porre soluzione alle criticità del settore così come non lo è stato l’indulto del 2006 che ha avuto 35mila beneficiari”.

Sappe: Cancellieri tuteli onorabilità agenti Parma

“Mi appello al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri perché tuteli e difenda l’onorabilità del Corpo di Polizia Penitenziaria ed in particolare del Reparto in servizio nel carcere di Parma. Non è possibile assistere, leggere e ascoltare periodicamente dichiarazioni francamente inaccettabili di violenze in carcere in danno di detenuti”.
Lo afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Il Sappe non accetta che - senza alcuna prova - al nostro delicato e duro lavoro si associno parole come violenza, indifferenza e cinismo, persino di tortura.
Noi, che rappresentiamo il primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia Penitenziaria, siamo i primi a chiedere che il carcere sia una casa di vetro, perché non abbiamo nulla da nascondere. Non l’avevamo con le presunte torture a Bernardo Provenzano, non l’abbiamo oggi con le altrettanto fantasiose violenze contro il detenuto barese Antonio Battista”, prosegue Capece.
“Chiediamo al ministro della Giustizia Cancellieri di prendere immediata posizione su questo grave fatto -aggiunge Capece- Lei o uno dei due sottosegretari alla Giustizia, che peraltro ad oggi non è ben chiaro quale delega abbiano in materia di Polizia Penitenziaria. Dai vertici del Dap non ci aspettiamo nulla, ma dall’autorità politica sì”.
“I poliziotti e le poliziotte penitenziari italiani hanno salvato negli ultimi vent’anni decine di migliaia di vite umane in carcere - rivendica Capece - intervenendo tempestivamente e salvando la vita a chi ha tentato di suicidarsi (impiccandosi alle sbarre della finestra, inalando gas da bombolette di butano che si continuano a far detenere nonostante la loro pericolosità, avvelenandosi con farmaci, droghe o detersivi, soffocandosi con un sacco infilato in testa) e impedendo che atti di autolesionismo potessero degenerare ed ulteriori avere gravi conseguenze”.
“Altro che torture, a Parma o in qualsiasi altro carcere italiano - rimarca il sindacalista. È importante per il Paese conoscere il lavoro svolto dai poliziotti penitenziari, è importante che la Società riconosca e sostenga l’attività risocializzante della Polizia Penitenziaria e ne comprenda i sacrifici sostenuti per svolgere tale attività, garantendo al contempo la sicurezza all’interno e all’esterno degli Istituti.
“Il nostro Corpo è costituito da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio. Persone che lavorano ogni giorno, nel silenzio e tra mille difficoltà ma con professionalità, umanità, competenza e passione nel dramma delle sezioni detentive italiane”, conclude Capece.

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